lunedì 6 agosto 2018

LA MUSICA (di risorgimarche) E' FINITA, GLI AMICI SE NE VANNO


Bene. Si è conclusa la seconda edizione di Risorgimarche. Dico la mia, in conseguenza del fatto che i 350.000 € che la Regione Marche ha speso per il festival quest'anno (quasi il doppio dell'anno precedente), sono anche frutto della mia partecipazione di cittadino al gettito fiscale regionale. Spero sinceramente che ci sia una terza edizione del festival e che si ripeta negli anni. Perché comunque consentire alle persone di vivere esperienze in mezzo alla natura, e di conoscere luoghi che, come si dice, seppur "ad un tiro di schioppo da casa" non avevano mai visto, è un fatto positivo. Meglio sdraiati in un prato assolato, che raggelati dai condizionatori in un parco commerciale. Sono anche convinto che i luoghi in cui si sono trovate nel complesso oltre centomila persone, abbiano indotto tutti ad un grande rispetto, e a comportamenti rigorosi. La montagna è una dimensione educante, sempre. Ho l'auspicio però, che gli organizzatori sappiano per il futuro trovare maggior equilibrio tra la scelta delle location proposte, il pubblico potenziale che potrebbe affluirvi, e la fragilità ambientale di alcuni luoghi. Chi ha partecipato con entusiasmo e ha trovato significativa l'esperienza, deve esserne soddisfatto. Ha preso parte ad un evento di massa. Non di comunità, quelle sono altro. Se volete vedere cosa sia una comunità che si ritrova, venite tra due domeniche alla "Sagra de lu fegatello" a Morro di Camerino. Però, almeno, si abbia l'onestà di non vendere una cosa per quella che non è. Non è un festival originale, ma la scopiazzatura di un'esperienza, di ben altra qualità artistica, che il più grande violoncellista vivente, Mario Brunello, da anni, e con ben altre caratteristiche, propone sulle Dolomiti. Non è un festival che promuove l'imprenditoria agricola locale, tanto che, dopo che nella prima edizione, in cui questo aspetto è stato affidato a due stake holders monopolistici dell'agroalimentare regionale, che hanno diviso in "figli e figliastri" i piccoli produttori locali, nella edizione di quest'anno quest'aspetto è stato subito accantonato. Non è un festival che muove dal basso, ma nasce dal Palazzo, dall'astuta intuizione di una classe dirigente, che l'ha inizialmente pensato per primo come "distrazione" da altro.  Nelle Marche chi fa arte, musica e teatro dal basso, con professionalità e competenze riconosciute in tutta Italia, sono ben altri, e tutto l'anno. E sono quelli che, di anno in anno, si arrabattano per portare nelle proprie comunità progetti culturali che hanno come fine esclusivo la crescita civile delle persone, e non la vendita di un prodotto turistico. Ma hanno il limite di essere estromessi dal cerchio magico della politica culturale istituzionale. E il fatto che Risorgimarche sia gratis, perché totalmente assistito, è un insulto a cantanti, musicisti, artisti, operatori marchigiani, che per 12 mesi sputano sangue per mettere assieme il pranzo e la cena, o far studiare i figli. E soprattutto, la si smetta di mischiare questo evento culturale con il terremoto, e con la solidarietà alle popolazioni colpite. Tutto questo, con la situazione, dopo due anni, delle comunità lacerate che stanno nel cratere, che vivono nelle SAE, o che stanno lontano in CAS, o ancora a pensione sul mare, non c'entra niente. Sono altre le esperienze culturali che in questi mesi, sono state veramente solidali, perché vicine e in ascolto delle persone. Quelle di chi (Furgoncinema) è andato a fare il cinema nelle piazze dei centri sbriciolati o nei villaggi SAE, radunando gli abitanti, o di chi (Liricostruiamo) su un furgone in quei luoghi c'ha messo in scena un'opera lirica; o dell'orchestra di 70 giovani di tutta Europa di Igor Coretti e Paolo Rumiz, che da due estati vivono, lavorano e suonano, per una settimana a Camerino, grazie all'Università. E del regista Sandro Baldoni, che il suo film "La botta grossa", nonostante l'encomio dell'Istituto Italiano di Cultura a Parigi, e dopo che le Film Commission di Marche e Umbria hanno chiuso le porte per produrlo, sta girando in queste serate estive a far vedere la sua opera agli abitanti delle frazioni di Norcia. E il progetto "Futuro Infinito", che ha ricevuto la donazione di migliaia di libri, ma non riesce a renderli consultabili a Visso, per insensibilità varie. E altre ancora, sconosciute ai più e non foraggiate da nessuno. E poi basta con la santificazione in vita del direttore artistico, che è generoso, ha molti meriti, ma del quale ho anche letto messaggi di risposta poco pazienti a persone terremotate, che gli chiedevano di passare qualche ora tra quelli che provavano a ristabilire una quotidianità nelle località colpite. E lasciamo pure perdere con gli artisti così generosi che vengono gratis. Di Erri De Luca, quando a macerie ancora fumanti di polvere, venne e soggiornò in una tenda ad Arquata del Tronto, per aiutare i ragazzi di lì a elaborare lutti e dramma, si seppe dopo che era ripartito; non gli si organizzò alla scopo un festival della letteratura per averlo.  Ecco, fate ancora Risorgimarche, perché piace e perché è un buon prodotto turistico, ma lasciate stare altri discorsi, a partire dal terremoto e dai terremotati. Il terremoto è una tragedia. Di terremoto si muore; e di terremoto si continua ad ammalarsi e morire anche dopo, lo certificano i dati degli ambiti socio-sanitari. Ed utilizzarlo come un brand turistico, da parte di un élite regionale a corto di idee e azioni, non si è eticamente molto diversi dagli imprenditori sciacalli che si telefonano alle tre e quaranta di mattina. E chi sostiene questo, non è un rosicone, un hater (odiatore) come è stato etichettato; anzi, ora al contrario sarebbe un "buonista". Ma è una persona libera, autonoma, che pensa, scrive, dice. Al pari di quelli che hanno invaso i prati d'altura delle Marche. Siamo tolleranti, ci sta bene tutto, ma almeno abbiate l'umiltà di non prenderci per il culo.