La tensione e l’attesa erano palpabili nell'aria da giorni; se ne
parlava durante i parlamenti serali, fino diventare l'argomento esclusivo.
Oggi, alle 9, sarebbe arrivata al paesello la Squadra. C'era già chi si
aggirava con carte e lettere, illustrando e spiegando al vicino, ipotizzando
responso e soluzioni. Alla fine, pur non essendone direttamente coinvolto,
dall'arrivo e dall’opera della Squadra, stamattina m'è toccato stare qui pure a
me. "Tu sai le cose - mi dicono - sei quello che ha studiato, e c'hai le
conoscenze...". Per cui quando verso le 8 esco con il cane, lì trovo già
tutti fuori, la strada brulica, è tutto un chiacchiericcio, e il cane un po' si
incazza; lui di solito a quell'ora per strada c'ha l'esclusiva, a parte il
pulmino che passa a prendere i bambini per la scuola. La mattinata, sentivo,
già non deponeva al meglio, vuoi per il tempo, vuoi per aver letto che nella
città confinante dove a giugno si vota, si è arrivati a far leva sulla buona
fede e generosità di un anziano di 95 anni, un Partigiano, candidandolo a modo
di marchio di qualità come Capolista; sperando di prendere qualche voto in più.
Mi hanno insegnato che il Capolista dovrebbe essere quello che prende più voti
di tutti. E se poi non prende più preferenze di tutti o non viene eletto, che
cazzo di figura si fa, non con la città, ma con la dignità di questa persona?
Su quella di chi ha avuto questa folgorante idea, sorvoliamo. Sarà che quando
vivi in una frazione dove i più sono anziani, ridefinisci con queste persone la
modalità del rapporto, teso all'ascolto, alla clemenza, alla cura... E qui
stamattina sono proprio tutti, pure quelli di fuori, sono arrivati dal Belgio, da
Roma e da Terni e quelli sparsi per la Regione. Succede solo a Ferragosto, ma
oggi però arriva la Squadra. Per tutti, la Squadra sono i tecnici dell'Ufficio
per la Ricostruzione della Regione, che verranno a fare i sopralluoghi sulle
case danneggiate dal terremoto, e li accompagneranno i tecnici del Comune. La
richiesta per i sopralluoghi andava fatta entro la metà di gennaio, così tanto
per avere presente una temporalità di risposta. Ma appena arriva la macchina,
la delusione al paesello è subito percettibile tra la piccola folla radunata
nell'attesa. Dall'auto scendono solo i tecnici comunali, gli altri non ci sono;
la Squadra sono loro. Mi spiegano, a me che "so le cose", che siccome
il Comune non sta nel Cratere, l'Ufficio Regionale ha delegato loro a fare i sopralluoghi.
Sul perché il Comune non stia nel cratere, per il prevalere di interessi di
bottega locali sulla disponibilità dello Stato, è una questione lunga, che
"io che so le cose, che ho studiato e c'ho pure le conoscenze",
regolerò tra un paio d'anni alle elezioni comunali... Per cui i tecnici
comunali, sempre disponibili e sensibili, stamattina hanno passato in rassegna
solo alle case su cui il Comune ha già emesso l’Ordinanza Sindacale lo scorso
fine ottobre, e compileranno una scheda FAST sommaria. Poi il Comune o la
Regione (non s’è capito), la trasmetterà ai proprietari, che dovranno trovarsi
un tecnico di fiducia qualificato per compilare la scheda AEDES, che è
condizione necessaria per avviare la procedura per richiedere il contributo
della ricostruzione e fare i lavori. Per le altre richieste di sopralluogo,
formalizzate sempre nei tempi dai proprietari, quelle senza Ordinanza
Sindacale, bisognerà aspettare che passi la Squadra della Regione, quando non
si sa. Per cui, alla fine, stamattina i tecnici del Comune si sono rivisti case
già ispezionate da loro per primi mesi fa, ed in alcune, chiaramente, non ci
sono manco entrati, perché la situazione era più che nota. Con i paesani, che
chiedevano che almeno rientrassero a vedere, come segno di attenzione e solidarietà:
"se venite dentro da me - fa una signora - vi faccio il caffè". Questo
è quanto, alla fine chi era arrivato da lontano se n’è ripartito, chi sta qui,
tra un chiacchiericcio di espressioni rituali, dal preoccupato "qui non si
sa quando rimetteremo a posto", al più classico "a quelli lassù bisognerebbe
ammazzarli tutti". Poi ad un certo punto, come ha detto Aldo da Ciampino,
che è venuto col nipote, "s'è fatta 'na certa". "Senti Leonà -
chiede Aldo - ma stamattina le Grotte so' aperte? Quanto dura un giro?" Si, certo - rispondo -
fino alle 18, la visita dura un'oretta" "Allora - fa Aldo - io porto lui a vedè le Grotte che
non l'ha viste mai, e io le rivedo prima de morì, poi s'annamo a magnà 'na
cosa e ripartimo. Vieni a magnà co' noi dopo?"
martedì 9 maggio 2017
domenica 7 maggio 2017
VENITECI A PRENDERE
Molòn labé (μολὼν λαβέ): "Vieni a prendere".
Il motto, che fu nell'antichità degli eroi di Leonida I alle Termopili di
fronte alla sterminata armata di Serse, e più recentemente nel 1973 degli
studenti del Politecnico di Atene, asseragliatisi dentro i cancelli dell'ateneo,
contro le milizie dei Colonnelli fascisti, potrebbe benissimo diventare il
motivo della resistenza di questi ragazzi di Castalsantangelo sul Nera. Da
ottobre hanno scelto di restare qui in roulotte, assieme ad alcuni allevatori,
per ribadire il diritto a vivere sull'Appennino, e a non far chiudere
definitivamente i battenti a questa comunità, deportata d'ufficio sulla costa.
All'inizio erano otto, poi come nelle brigate partigiane, altri si sono
arruolati e adesso sono in tredici. Da subito, dopo le scosse, si è fatto il
possibile perché non si piazzassero
roulotte o container nel parcheggio, ma poi loro le hanno messe e basta. Altri,
raccontano, stanno arrivando e si aggregheranno; si sono trovate, grazie al
volontariato e alle donazioni, nuove roulotte, per allargare la comunità. Sono
stanchi, provati, sfiduciati; hanno passato l'inverno anche a temperature
inferiori ai 15 gradi. Hanno tutti intorno a trent'anni. Sanno,
consapevolmente, due cose; la prima è che in qualsiasi momento potrebbero essere
forzosamente allontanati: il paese è chiuso, evacuato, zona rossa. La seconda,
più demoralizzante, è che se non ci saranno, come dicono loro, segni concreti
di ripristino di una minima quotidianità entro qualche settimana, chi se n'è
andato non tornerà più, e loro stessi non ce la possono fare a sopportare
un'altra invernata pesante dentro la roulotte. "Perché – si chiede uno di
loro - io non posso immaginare di continuare ad avere una vita qui, a metter su
qua una famiglia? Ma se continua a non succedere niente, come faccio a proporre
ad altri un futuro qui accanto a me? I miei se ne sono dovuti andare a forza
subito, gli hanno dato una tripla in albergo: ci sono babbo, mamma e nonna che
c'ha più di ottant'anni, chiusi insieme in una stanza da sei mesi; poi adesso
può darsi che li spostano da un'altra parte." Mi portano a vedere intorno
alla zona rossa, a piedi fino ad una piccola frazione; ha smesso di piovere ed
è uscito un sole caldo e umido. Il paesaggio magnifico dei Sibillini, è oramai
assurdamente integrato con le rovine delle case e i cumuli di macerie. Si vede
bene un versante della Cima di Passo Cattivo, dove la montagna in sommità s’è
proprio staccata ed ha originato due coni franosi di detriti. Mi raccontano,
storie, episodi di questi mesi. Alcuni sono da filmografia fantozziana. Come
quello di un paesano che è stato costretto ad andar via, e ha trovato un
affitto in un paese non lontano, usufruendo del contributo di autonoma
sistemazione. Un buon affitto, poi però quando lo Stato ha aumentato,
giustamente, la cifra erogata riparametrando le situazioni, anche il
proprietario gli ha subito aumentato l'affitto; una storia italiana quasi
ordinaria, se non fosse che il proprietario dell'appartamentino non fosse anche
il sindaco pro tempore della cittadina... Mi fanno vedere dove la faglia ha
aperto e sollevato di diversi centimetri l’asfalto, per poi proseguire sul
pavimento del ristorante, aprendolo in due come se ci fosse passata una saetta.
Mi raccontano della mattina della 6.5, quando la macchina da dove uno di loro
era appena sceso, si è sollevata di un palmo da terra. Della paura e del
terrore che ti lascia attonito e paralizzato. Da quei giorni, ogni fine
settimana, ai tredici si aggiungono altri che tenacemente, lavorando fuori la
settimana e buona parte dell'anno, vengono da comode case a stare
quarantott'ore in roulotte, per dare il segnale che non vogliono l'abbandono
definitivo del paese, ma al contrario la sua ripresa e ricostruzione. Non certo
"com'era dov'era", mica sono scemi, ma lì, dove da secoli, anche dopo
i rovinosi e luttuosi terremoti del
1700, la comunità è riuscita a ripartire e diventare fino a qualche mese fa, un
borgo splendido a forte vocazione agroalimentare, culturale e turistico, e dove
girava una dignitosa ed etica economia. "Guarda - prosegue il quasi
trentenne - alla fine se vengono qui ad arrestarmi e portarmi via, quasi quasi
io resisto, così mi danno il penale e mi mettono in galera, dove almeno c'è un
tetto, un letto vero, un pasto e la doccia. Io so che se non cambia qualcosa,
se non arrivano in fretta le strutture abitative di emergenza, o con un minimo
di buon senso e di assunzione di responsabilità da chi di dovere, si ridà
agibilità a quelle case che hanno danni lievi, e che ci sono, in mezzo alla
zona rossa, e un po' di gente riesce a tornare, alla fine dell'estate mi tocca
andarmene in un'altra città, lontano da qui. Già diversi che sono via al mare o
da altre parti, è certo che non torneranno più. Non posso rinunciare a
costruirmi una famiglia per stare a tribolare qui; mi sento in colpa, ma in
coscienza non riesco ad imputarmi niente. Io c'ho provato, sono loro alla fine che
mi avranno mandato via da qui". Chissà come finirà la resistenza di questo
e degli altri nuovi partigiani dell'Appennino? Se in maniera tragica come alle
Termopili, dove oggi più che un novello Serse, nell’Alta Valle del Nera avrà la
meglio la strategia dell'abbandono. Oppure come nell'Atene dei Colonnelli, dove
i fascisti furono deposti e tornò la democrazia? Passa un pick-up, si ferma,
tira giù il finestrino. "Io a te ti riconosco - sorride prima con gli
occhi, poi con la bocca, è Agostino, quello delle mucche - allora sei tornato
fratello?" "E certo - rispondo, e le mani si stringono in maniera non
formale - i fratelli hanno il dovere di ritrovarsi, come va?" "Finché
se vedemo - dice ridendo quello accanto ad Agostino sul sedile - va sempre
bene." C'ha quasi novant'anni, qui c'ha le pecore e le mucche; sta qui
pure lui da ottobre in roulotte. "A questi - penso ripartendo - andateli
un po' a prende'...che dopo ridemo..."