Il motore dell’Ape ha un
suono che lo riconosci tra tutti. Anche da lontano. Ecco perché quando, nel
silenzio spettrale o seducente della Gola (giudizio che dipende dai giorni, a seconda
dell’umore con cui mi sono svegliato), passeggiando con il cane, ho sentito
quel rumore, l’ho abitudinariamente ricondotto a Natale che, come tutte le
mattine, stava andando o rientrando dal fare la spesa con il suo Ape verde. Poi
però, girandomi, vedo che l’Ape non curva a gomito piegando un po’ di lato,
verso la frazione abitata, ma punta verso dove mi trovo io. E, soprattutto, non
è l’Ape verde di Natale, ma un altro Piaggio un po’ più grande, con scritte e disegni
colorati sulla carrozzeria. “Sarà uno che va in giro a fare il riparatore
tuttofare – mi dico - e s’è sbagliato strada”. E già, perché qui da mesi, con i
cantieri della Quadrilatero per il raddoppio della statale, che fanno saltare l’ordinarietà
dei navigatori, quelli che si sbagliano sono in tanti: dai turisti, ai
camionisti, a quelli che in genere non conoscono la zona, e vengono disorientati
dalla segnaletica che, per non farti più capire dove ti trovi, ci mette del
proprio. Poi l’Ape di ferma accanto a me; dal finestrino si sporge uno che, un
po’ in italiano e un po’ in francese, mi chiede se sta andando bene per Ancona.
Gli dico che la strada più avanti è chiusa, che deve tornare indietro, e
cercare le tabelle gialle con scritto “Ancona”, e che le trova dopo un paio di
chilometri. Questa è la mia informazione oramai di rito quotidiano, verso tutti
quelli che finiscono qui in mezzo. Mi guarda smarrito. Scende dall’Ape. Mi dice
che le tabelle che dico io le ha viste, ma lui con l’Ape sulla superstrada e
dentro la galleria molto lunga, non può andarci. Si, lo so, che non può
andarci, perché lo prescrive il codice della strada. Sia che la nuova superstrada
sia stata completata in alcuni tratti, sia che risulti una mezza incompiuta
interrotta da cantieri fermi da mesi, come è oggi. Mi richiede il perché la strada
dove siamo ora sia chiusa, sembra non farsene una ragione. Gli dovrei stare a
spiegare che nonostante questa strada l’abbia fatta un Papa nel 1700 per
collegare il porto di Ancona alla Flaminia e, di conseguenza, a Roma, ed è
stata da quel tempo una strada pubblica, poi nell’Italia Repubblicana, i
gestori pubblici, Provincia e Comuni, l’hanno data in uso esclusivo da decenni
alle imprese delle cave, che si sono portati via buona parte dei monti di
calcare massiccio della Gola della Rossa. E che continueranno a farlo fino al
2048, anno in cui scadono le concessioni estrattive. E che, oggi, per chi vive
da queste parti sarebbe una strada fondamentale, per ragioni per primo di
sicurezza, ma di riaprirla non interessa proprio a nessuno, perché gli affari
veri si fanno con le cosiddette grandi opere; e le cave portano da decenni voti
e contributi elettorali. Ma sarebbe troppo lungo raccontargli questo, e molto altro
di quello che la politica da decenni combina da queste parti. E lui ha fretta
di andare ad Ancona, si vede. Gli ribadisco che la strada è chiusa, e non c’è
proprio niente da fare. Allora gli spiego che l’unico modo per andare verso
Ancona con l’Ape, è quello di tornare un po’ indietro, e prendere la strada dei
monti. Lo vedo sollevato, forse perché non ha idea di cosa lo aspetti. Prende
da dentro l’abitacolo un quaderno a quadretti e una penna. E’ pronto per
scrivere le indicazioni. Gli dico che deve tornare indietro, fino a dove c’è un
grande cantiere stradale. Capisce dov’è, c’è già passato arrivando qui. Da lì
deve prendere per Valtreara, le case che si vedono sopra il cantiere. Attraversare
l’abitato, e poi dall’unica strada che c’è, iniziare a salire per i tornanti
fino a Castelletta. Arrivato su al borgo, iniziare a scendere i tornanti dall’altro
versante in direzione Serra S. Quirico. Poi, laggiù, di nuovo arrivato a valle,
oltrepassato il fiume e il passaggio a livello, ritrova la vecchia statale, e
può arrivare direttamente ad Ancona, senza passare più su superstrade o
autostrade. Richiuso il quaderno, mi ringrazia, fiducioso. Non avendo finora
dato molto peso alla grafica e alle scritte colorate sull’Ape, gli chiedo se è
un turista. Mi risponde che sta facendo un viaggio, e sta andando in Giappone
per vedere il mondiale di rugby che ci sarà a settembre. E che è partito da
Nizza. Con l’Ape. Allora, ho la sensazione di aver fatto una conoscenza ed un
incontro clamorosi. Gli auguro, un po’ disorientato, buon viaggio. Mi
ringrazia, ci salutiamo. Mette in moto l’Ape, gira, e riparte. Verso il
Giappone. Da Pontechiaradovo di Genga. Tornando verso casa, ripenso a questo
incontro; a questo signore mite ed educato. Qui, da queste parti, sono tempi in
cui si dibatte, si protesta, ci si indigna, perché la nuova superstrada voluta
da decenni dalla politica, non è pronta. La ditta appaltatrice è in concordato
bianco, i lavoratori in cassa integrazione o licenziati, i cantieri aperti e
abbandonati da mesi, il tracciato che c’è ora è diventato pericolosissimo, con un
territorio sventrato nella sua fisionomia paesaggistica e naturalistica. Una
situazione che fotografa il fallimento di un’idea di sviluppo e della classe
dirigente che l’ha voluto a tutti i costi. In un contesto nazionale, in cui
ancora stiamo a discutere su TAV o non TAV, quando la risposta è già
storicizzata. E ti arriva lui, questo francese in Ape Piaggio, che da Nizza,
senza bisogno di alcuna grande opera, ti dimostra che si può lo stesso arrivare
in Giappone. E che, l’unica cosa di cui ha bisogno, lui viaggiatore, come
quelli che abitano in questa parte dell’Appennino, è che potesse essere aperta,
aggiustata e resa di nuovo pubblica, una strada fatta da un Papa quasi trecento
anni fa. E che, soprattutto, un altro mondo è possibile. Quello che chiaramente
non vogliono quanti, al bene comune, antepongono la propria saccoccia. Il
francese che stasera si imbarcherà dal porto di Ancona con l’Ape per la Croazia,
si chiama Jean Jacques Clarasso. Nel retro dell’Ape potete trovare il sito dove
seguire il suo viaggio: http://www.rugby-wcjv.fr/. E su Facebook: Rugbyworldcup-jyvais
Ho avuto il privilegio di conoscerlo a Pontechiarodovo
di Genga.
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