mercoledì 3 gennaio 2024

IL GALEONE COMUNITARIO *

La cartografia stradale, indica solo quaranta minuti di strada tra Casa Galeone e Ancona; un “tiro di schioppo” dal Colle dell’Infinito della Recanati di Giacomo Leopardi

Eppure, in questa domenica di primo caldo sole, dopo settimane di pioggia, di danni e di tante allerte meteo (nuova liturgia amministrativa del tempo della crisi climatica), il Capoluogo di Regione nel giorno del ballottaggio amministrativo che consegnerà alla destra le chiavi della città dopo trent’anni (come preventivabile da mesi), sembra lontano diversi meridiani.

Anzi, da queste colline marchigiane assolate, in cui molti dei tratti distintivi di quel paesaggio agricolo studiato da Sergio Anselmi e dipinto da Tullio Pericoli, è stato cancellato da distese di pannelli solari, frutti tecnologici di una stagione senza regole per improvvisati im-presari locali delle rinnovabili, le stesse Marche sembrano distanti misure siderali.

La Regione del “laboratorio politico” del partito di Giorgia Meloni, che in due anni ha fatto “cappotto” quasi su tutto, e ora si appresta nel 2024 a una storica marcia su Pesaro, roccaforte al tempo stesso del buongoverno e dell’arroganza del potere piddino; raccogliendo la sfiducia, la rabbia e la delusione, di una popolazione nauseata dalle dinamiche autoriproduttive delle classi dirigenti locali del Pd. Ma anche le Marche portate al collasso economico e sociale dal tentacolare e camaleontico democristianesimo diffuso dell’im-prenditoria familiare dei noti distretti industriali.

Si, a Casa Galeone, esperienza di comunità civile, sociale e agricola, nata otto anni fa, su iniziativa di marchigiani, sembra proprio di stare culturalmente e civilmente da un’altra parte del “globo terracqueo”, per usare un’espressione della presidente del Consiglio, rispolverata da un vecchio dicorso del Duce degli anni Trenta.

Casa Galeone, “è un progetto di vita comunitaria di stampo libertario, nato dall’esigenza di alcunә compagnә di tramutare la lotta e il conflitto politico in pratiche reali di vita quotidiana”, recita il suo Manifesto. 

“I motivi del nome del progetto – spiega Alessandro – derivano dalla forma della casa che sfoggia due contrafforti sul lato est, verso il mare, che ricordano proprio le mura di un galeone; inoltre ci riconoscevamo, e ci riconosciamo, nella retorica di una vecchia canzone anarchica, ‘Il Galeone'”:

Ma sorga un dì sui martiri il sol dell’anarchia
Su schiavi all’armi, all’armi
L’onda gorgoglia e sale
Tuoni, balene e fulmini sul galeon fatale

Uno spazio comunitario autogestito, dove si costruisce e sperimenta insieme un nuovo modo di vivere in campagna. Un insieme di pratiche che, riflettendo la trasversalità e inclusività del progetto, vanno dall’autodeterminazione alimentare, alla socialità popolare e solidale, dalla cura dell’ecosistema rurale all’educazione libertaria, dall’antipsichiatria alla lotta contro l’agroindustria, dal sostegno alle arti e alla cultura alternativa fino alla promozione della transizione ecologica dal basso.

L’immaginifico Galeone naviga oggi in una Regione “certificata” dal testimonial turistico pagato 300.000 euro l’anno (messi metà per uno dalla Regione e dalla Camera di Commercio): il ct jesino della Nazionale di calcio Roberto Mancini, filmato a petto in fuori nei nuovi spot promozionali sulla spiaggia di Portonovo; che, da buon marchigiano (basti pensare al “meglio un morto in casa che un marchigiano sulla porta”), i “risparmi” di una vita da campione, li ha investiti nei paradisi fiscali off-shore.

La mission di Casa Galeone non ha niente che vedere con le Marche dell’economia padronale, consegnata oggi in molti casi per fallimento generazionale alle multinazionali; con le politiche culturali e sociali pubbliche, in mano da anni a bramosi e squalificati “cerchi magici”, autorigenerantisi a seconda del vento politico e istituzionale che tira. Basti pensare alla Regione prima di Risorgimarche, il festival di ispirazione piddina di Neri Marcorè, e ora di MarCHESTORIE, a matrice leghista del volto RAI Paolo Notari e del meloniano Pino Insegno (contrattualizzato, in attesa del ritorno in prima serata RAI, dalla Giunta Regionale). E neanche con le Marche del modello agroalimentare degli allevamenti intesivi avicoli Fileni, in cui i miliardari fondi comunitari del PSR (Piano di Sviluppo Rurale), vengono da anni spartiti sempre tra i soliti.

Niente poi a che fare con un sistema sanitario regionale che sta progressivamente soffocando i presidi territoriali per la salute mentale, per conseguarli alla quasi esclusiva gestione delle strutture private. Ma non è certo un fulmine a ciel sereno, considerato il mentore dell’attuale governo regionale (a detta di tanti il vero presidente regionale), è l’ex missino Carlo Ciccioli (finito spesso alla ribalta nazionale per le sue dichiarazioni su aborto, denatalità, genitorialità, sostituzione etnica, e perfino l’alluvione del settembre 2023 con la frase «Le vittime nel posto sbagliato al momento sbagliato»), psichiatra antibasagliano, e propositore anni fa in parlamento di un disegno di legge volto a riportare la storia della salute mentale a prima della L. 180/78.

In questo, Alessandro, il primo a venire qui, mi spiega sinteticamente il loro lavoro sull’antipsichiatria: “Riteniamo che una delle forme di repressione più pervasiva e perversa sia appunto la psichiatria. La malattia mentale non esiste. Esistono dei comportamenti, delle forme di espressione, delle sofferenze emotive o degli stati eccezionali dell’essere che non devono, solo per il fatto di essere alieni al sistema sociale e di produzione, essere confinati nello spettro delle patologie. Riteniamo che tutti abbiano pari dignità e pari responsabilità a prescindere dalle etichette che l’obbligatorietà di diagnosi e cura ti appiccica addosso. Sostanzialmente Casa Galeone è uno spazio dove lo stigma non esiste, dove le persone, nel totale rispetto della situazione ovviamente, possono esprimersi liberamente. Forniamo materiale di controinformazioni sull’utilizzo degli psicofarmaci, facciamo presentazione di pubblicazioni volte a denunciare le nefandezze della psichiatria, ospitiamo l’assemblea nazionale dei collettivi e delle associazioni che si battono per la tutela delle persone vittime di questa pseudoscienza, diamo rifugio a persone in odore di TSO facendo decadere una delle tre condizioni per le quali si può disporre ovvero l’emergenzialità. Andiamo a trovare i reclusi negli SPDC (Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura) o repartini che dir si voglia, in modo da creare un deterrente alle violenze degli psichiatri e degli infermieri che spesso si accaniscono soprattutto contro chi è più solo. Raramente riusciamo anche a tirarne fuori qualcuno, ma è molto complicato. Il nostro può sembrare un approccio estremista e ideologico. Non è così, anzi, direi proprio l’opposto”.

* pubblicato su comune.info.net il 3 giugno 2023



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