Provare ad offrire un altro punto di vista sui
cantieri Anas-Quadrilatero del raddoppio della statale 76, a pochi giorni dalla
notizia che in uno di questi, in località Valtreara di Genga sono stati rinvenuti
dalle Forze dell'Ordine sei bidoni di cromo esavalente interrati in
un’area di lavoro, rischia di portare fuori binario molte possibili
considerazioni, e di far smarrire ogni intenzione di obiettività sull’argomento.
Perché, se è vero che la durata e il prolungarsi nel tempo (fine lavori
posticipate semestralmente), e alcune modalità organizzative dei lavori stessi,
da molto tempo stanno creando disagi agli automobilisti, che quotidianamente utilizzano
la tratta Serra S. Quirico-Fossato di Vico, è altrettanto vero che, almeno
parimenti, ci sono disagi non lievi che subiscono gli abitanti delle comunità
di questa parte del territorio appenninico. E già, perché la statale 76, ed i
suoi cantieri Anas-Quadrilatero, non si trovano in mezzo ad una zona desertica,
ma in un contesto antropizzato, con molti piccoli centri, e a forte valore
ambientale; tra l'altro, siamo all'interno del perimetro del Parco Regionale
Naturale della Gola della Rossa e di Frasassi. E i disagi degli abitanti di
queste comunità, composte da adulti, anziani e bambini, hanno già tempi più
lunghi e duraturi di quelli degli automobilisti: a cantieri in allestimento, a
lavori in corso e, soprattutto, a lavori terminati e consegnati, quando le
modifiche alla viabilità a quattro corsie, incideranno praticamente sulla
quotidianità delle persone. Da molto tempo infatti, sono noti i problemi
quotidiani a raggiungere Fabriano per i residenti di Castelletta; quelli dei
residenti di Borgo Tufico e Albacina, circondati dai cantieri rumorosi e
maleodoranti; ma anche di chi vive a Trocchetti di Fabriano, che si vede già privato
di ogni visuale ed affaccio dalla barriera antirumore realizzata a margine
della corsia di scorrimento. Poi, i disagi più recenti degli abitanti di
Valtreara e Gattuccio, che si prendono fumi e rumori di tutto il traffico
pesante, oltre che di quello ordinario, dirottato nella realizzazione del nuovo
svincolo lungo la vecchia statale storica. Uno svincolo, quello di Valtreara,
che a giudicare dalla sua superficie areale, sembra essere stato pensato come
se dovesse immettere traffico all’ingresso di una grande metropoli statunitense,
anziché in piccoli centri. Ciò, con un consumo di suolo e di paesaggio abnorme,
a detta di tutti coloro che hanno buonsenso. Un risultato frutto di una
mediazione rispetto all’idea progettuale originaria, a seguito di esplicite
richieste mosse anni fa delle amministrazioni locali gengarine
all'Anas-Quadrilatero. Animati, gli amministratori locali, non da un interesse
primario per la qualità della vita e dell'ambiente del territorio amministrato,
ma esclusivamente dal soddisfacimento dell’ipotetico movimento turistico verso
le Grotte di Frasassi, e dalle sollecitazioni ricevute riguardo all’afflusso
dei TIR verso le zone industriali locate subito oltre la Gola di Frasassi.
Scendendo poi verso Serra S. Quirico, troviamo le frazioni del Comune di Genga
come Falcioni, Pontechiaradovo, Palombare e Mogiano. Qui, già da metà febbraio
scorso, con l'apertura della nuova galleria di oltre tre chilometri tra Serra
S. Quirico e Valtreara, gli abitanti, per andare verso la Vallesina, si vedono
costretti prima a tornare indietro verso Fabriano, fino a Valtreara, ed
imboccare la nuova strada per andare in direzione Jesi; e così sarà per sempre,
anche a raddoppio ultimato. Che significa, per una persona che vive lì, per
arrivare a Serra S. Quirico stazione, impiegarci circa venti minuti in più
rispetto a prima. E, ad esempio, se per lavoro una persona è un dipendente
turnista, venti minuti in più per raggiungere la sede dello stabilimento, gli cambiano
significativamente la giornata. E, per fare un altro esempio, se ci si può
spostare solo con un Apetto o un motorino, mezzi inferiori a 150 cc di
cilindrata, a Serra S. Quirico ci si può già arrivare solo inerpicandosi per i
monti (soluzioni consigliare: la cosiddetta strada bianca “di Brega” che sale
da Pierosara fino alla sommità Monte Murano, oppure passare per Castelletta,
Grotte, S. Giovanni e S. Elia…). Perché, sulla nuova strada del raddoppio a
quattro corsie, una volta ultimata, per norma la viabilità è interdetta a cicli
e motocicli, oltre che ai cavalli... Se poi un mezzo di soccorso, considerato
che in questi luoghi vivono anche persone anziane, avrà necessità di arrivare,
lo farà in tempi molto differenti da quelli previsti dalla logistica standard
del 118. C’è poi una situazione tragicomica di questi ultimi mesi, in cui,
grazie ad una segnaletica caotica e poco chiara, e a navigatori che vanno in
tilt, le frazioni di Falcioni e Pontechiaradovo sono sottoposte ad un carico di
traffico straordinario, dovuto a tutti quelli che sbagliano direzione e si
infilano dentro la Gola della Rossa che è chiusa. Compresi molti bisonti della
strada, che rischiano di rimanere incastrati tra le case o le pareti rocciose. A
questa ulteriore penalizzazione e marginalizzazione delle frazioni gengarine
intorno l'Esino, si potrebbe dare una risposta significativa, mettendo in
sicurezza e riparando la vecchia Strada Clementina che passa per la Gola della
Rossa, riaprendola al pubblico, e destinandola al traffico locale, dopo che da
decenni è stata concessa dal Comune di Serra S. Quirico in uso esclusivo alle
imprese delle cave. Un intervento, tra l’altro non economicamente enorme, che
potrebbe essere facilitato in questi mesi dai contemporanei lavori di
ammodernamento, che si faranno nelle tre vecchie gallerie dopo Serra S.
Quirico. Considerato che nel dicembre 2016, il Comune di Serra S. Quirico, ha
ricevuto un contributo straordinario di duecentomila euro dal Ministero
dell’Ambiente per la messa in sicurezza delle pareti della Gola della Rossa che
sovrastano la Clementina. Contributo che, ad oggi, non è stato ancora
utilizzato. Ma qualcuno ci ha pensato? E, soprattutto, interessa agli
Amministratori Locali? O il Comune di Serra S. Quirico si preoccupa solo di
incassare l’aggio previsto a metro cubo per le cave sul Monte Murano, alle cui
ditte ha dato la concessione all’estrazione fino al 2048 (quando non ci sarà
più rimasto il monte…)? C'è poi un altro aspetto generale, non di poco conto:
si provvederà davvero, come previsto, al ripristino ambientale delle aree di
cantiere, alle ripiantumazioni, considerato che siamo anche in un Parco? Ci
sarà chi vigilerà su questo con rigore? In conclusione, il raddoppio della
statale 76, si sta rivelando ciò che si è già manifestato per la statale 77 nel
maceratese: un'opera, che in ragione di una presunta velocizzazione dei
collegamenti tra Regioni, produce nell’immediato una sostanziale emarginazione
dei piccoli centri delle aree interne, e con un saldo paesaggistico ed
ambientale fortemente negativo. E poi, chiedo sinceramente ai fabrianesi: ma
davvero c'è qualcuno che pensa che la nuova strada porterà nuova linfa allo
sviluppo locale? Che la velocità di percorrenza di una strada è direttamente proporzionale
ad una ripresa dell’economia, e quale poi? O, forse, da un punto di vista delle
attività commerciali, per un cittadino della costa non potrebbe essere più
allettante con poco più di un'ora, andare a fare shopping e a consumare servizi
per il tempo libero, direttamente in Umbria o in Toscana? E analogamente, per
umbro o un toscano, forse diventano più vicine la riviera del Conero o la costa
senigalliese. Saltando tutti, da entrambe le direzioni di provenienza, tutto
quello che c’è nel mezzo… Rispetto alle fanfare e ai tromboni che suonano la
musica della strada nuova, come il nuovo progresso, ne riparleremo tra qualche
anno.
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