Prosegue, dopo il convegno per
l'anniversario del ventennale, l'impegno dei nuovi vertici
dell'Unione Montana, il Presidente Pesciarelli e il Vice Santarelli con delega
al Parco, per rilanciare il valore e le opportunità dell’area protetta. Il
Parco come brand di un nuovo sviluppo
locale, espressione dell'idea di una nascente economia turistica. Positive in
questi mesi le azioni già messe in campo, capaci di coinvolgere quelle
esperienze imprenditoriali locali, che in questi anni hanno scommesso
sull'agricoltura e sulla tipicità enogastronomica. Esperienze giovani ed
innovative, un tentativo di rifondazione del genius loci. Il partecipato convegno di lunedì 9 aprile
all'Oratorio della Carità, ha segnato una significativa tappa di questo
percorso, rafforzata in quella sede dalle testimonianze di giovani
imprenditrici agricole del territorio del Parco. "Comunità e Territori per
un nuovo Appennino", questo il tema, che ha visto alternarsi autorevoli relatori,
moderati dal Direttore del Parco Scotti. A partire dall'intervento principale
del Presidente del Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano, Giampiero Sammurri,
che ha raccontato i risultati di un'area protetta, profondamente diversa dalla
nostra, e non solo per la conformazione geomorfologica, ma quanto per essere un
territorio molto poco antropizzato. A seguire, la Presidente di Legambiente
Marche, Francesca Pulcini, sull'importanza delle attività di educazione
ambientale e sulla valorizzazione del patrimonio faunistico e forestale. Progetti
già sviluppati nel nostro parco da anni, ma da tempo ridimensionati per i tagli
della Regione Marche alle attività dei CEA (Centri di Educazione Ambientale).
Jacopo Angelini, del WWF Marche, competente naturalista fabrianese, ha
ripercorso i legami storici tra comunità e territorio fin dall'antichità,
giustificando anche l'attuale assetto antropico del Parco. La Deputata
fabrianese Patrizia Terzoni, autrice insieme ad Ermete Realacci della recente
Legge sui Piccoli Comuni, ha illustrato il valore della norma, e le potenzialità
future per le oltre cinquemila piccole Municipalità del nostro Paese.
Potenzialità, che fanno i conti, per ora, solo con un finanziamento della legge
per cento milioni di euro fino al 2023; il che significa, facendo una
semplicistica media aritmetica, poco più di tremila euro all'anno per ogni
Comune. A chiudere il giro di tavolo, l'intervento del Segretario della
Fondazione Symbola, Fabio Renzi, sull'esigenza di ripartenza dei territori del
Centro Italia, martoriati dal sisma, le cui eccellenze enogastronomiche
rappresentano una speranza di rilancio dell'economia. A tirare le conclusioni,
l'Assessore Regionale all'Ambiente, Angelo Sciapichetti che, partendo da una
riflessione sul contesto internazionale sulle pericolose schermaglie tra Trump
e Putin, ha annunciato poi l'intenzione della Giunta Regionale di riformare
l'assetto normativo sulla gestione dei Parchi; prefigurando un unico soggetto
centralizzato, lontano dai territori, che avrà la governance di tutte le aree protette regionali. Tutto bene, fin
qui, convegno riuscito. Se non fosse che l'effetto che si corre, sia quello di
raccontare un altro Parco, diverso da quello reale. Omettendo quello che è
stato nei suoi primi diciannove anni. La cui eredità attende alla prova i nuovi
amministratori. Ovvero, un'area protetta nata a seguito di molti compromessi
politici, al fine di accontentare al meglio tutti gli stakeholder (ambientalisti, imprenditori, cavatori, cacciatori), e
che è stata paracadutata sopra le comunità locali, che hanno vissuto fin dall'inizio
la sua istituzione come un fastidio, anziché un'opportunità. E ciò è comprovato
proprio dall'assenza, in questi venti anni, dagli Organismi Gestionali, dell'azionista
territoriale di maggioranza del Parco, che è il Comune di Genga (il 73% della
intera superficie). In cui, tanti anni fa, si tenne un referendum popolare se entrare
nel Parco o meno, stravinto alla grande dai contrari. Poi, la governance del Parco, è stata sempre
utilizzata, ancor prima che per adempiere ai valori e agli obiettivi statutari,
per compensare gli equilibri politici tra i partiti e le amministrazioni del
territorio. Con il risultato, dopo un ventennio, che è sotto gli occhi di
tutti. Quello di ritrovarci un'area protetta fortemente antropizzata e
industrializzata, attraversata dalle strade della Quadrilatero, con un elevato
impatto paesaggistico ambientale, piena di rifiuti di tutti i generi
(televisori, gomme, passeggini, materassi, etc) abbandonati nei boschi, con una
segnaletica e sentieristica non curata da anni, con bidoni di cromo esavalente
che spuntano sotterrati chissà da chi, e da quanto. Con una significativa
percentuale di escursionisti e ciclisti incivili, che lasciano nelle macchia e
per strada i rifiuti dei loro passatempi festivi. E, soprattutto, pensando alle
trentasette frazioni del Comune di Genga, piccole comunità abitate da adulti,
anziani e bambini, completamente abbandonate delle amministrazioni locali,
fatta eccezione per l'area strettamente adiacente alla biglietteria e
all'ingresso delle Grotte di Frasassi. Senza scherzare più di tanto, si può
affermare che l'unica specie in via di estinzione del nostro Parco, sia quella
umana, degli abitanti. E, purtroppo, questa visuale nella tavola rotonda, che
vedeva come tema principale, proprio quello delle Comunità, è mancata del
tutto; così come il tema dell’Appennino, è rimasto un titolo su un manifesto.
Ma se davvero si ha l’ambizione di voler scrivere una pagina nuova, è da lì che
bisogna ripartire, senza filtri e nella verità, per cambiare radicalmente
rotta. Perché il nostro, più di ogni altra esperienza, è per primo un Parco
fatto di persone che lo abitano, che hanno bisogno di servizi e che, anche
loro, devono essere stimolate a cambiare progressivamente cultura e mentalità.
Ma la condizione sine qua non si
chiama partecipazione democratica La quotidianità delle persone che vivono
nell'area protetta, il loro diritto alla socialità, e a sentirsi una più ampia comunità,
non può essere surrogato dall'encomiabile impegno dell'associazionismo locale;
ma deve avere visione e azione istituzionale. In questo, se lo vogliono
davvero, i nuovi Amministratori dell'Unione Montana, almeno fino a quando la
Giunta Ceriscioli non scriverà la parola fine con la ventilata riforma per le
aree protette regionali, hanno davanti a loro, come si dice, una prateria
sterminata. Giusto il lavoro di comunicazione, promozione, merchandising, ma se non c’è un faticoso impegno per e con
le comunità del Parco, avrà ragione la visione del Prof. Olivieri, Presidente
del Parco Nazionale dei Sibillini che, intervenendo a margine della tavola
rotonda, ha così aperto: "prima ero a Perugia, e per venire a Fabriano ho preso
la Quadrilatero e c'ho messo solo 45 minuti". E cioè, un territorio
appennino il nostro, da considerarsi come raccordo di collegamento, all’interno
di un grande parco avventura domenicale.
Con 4 milirdi di euro manteniamo 300 mila persone con questi nei loro luoghi ne potremmo mantenere ed istruire 33 milioni. visto che muoiono oltre 20 mila bambini ogni giorno pertanto approvando questo sistema siamo complici delle marto di tantimi bambini e persone che potremmo salvare senza altri finanziamenti
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