“Io ho lavorato tanti anni
e ho fatto tante manifestazioni – dice appoggiato allo sportello della macchina
bloccata sulla rampa – ma non si fanno così, creando disagi a tutti. Bisogna
manifestare tutti insieme contro le Istituzioni sotto i loro palazzi, uniti”. “Dio
cane – strilla con i rayban a specchio che sobbalzano sul viso dall’agitazione,
e indica con le braccia protese il sindacalista, evidentemente conosciuto, che
guida il piccolo corteo col megafono in mezzo alla strada – ma come si fa a
farsi rappresentare da uno che in quarant’anni non ha fatto mai un cazzo”. “Ah,
scusi scusi, ho detto le parolacce e non va bene – si ritrae timoroso questo
automobilista esagitato, incolonnato pure lui, quando il poliziotto si fa
avanti per invitarlo se non alla calma, almeno al decoro. “Però – insiste col
poliziotto – vede quello lì, non ha mai lavorato in vita sua, mi creda”.
Potrebbe essere, anzi in parte lo è, l’epilogo della manifestazione con blocco
stradale, organizzata dai lavoratori della Astaldi a rischio licenziamento, e
dalle organizzazioni sindacali, e a raddoppio stradale a rischio incompiuta. Il
Cipe, che dovrebbe finanziare il completamento dell’opera, non si riunisce da
mesi, e forse si riunirà verso la metà di ottobre. Ma non basta, purtroppo. La
questione è un po’ più grave delle mancate riunioni del Cipe. La multinazionale
delle infrastrutture, fonte Il Sole 24 Ore, ha un debito di cassa di 2,5
miliardi di euro; una complessa crisi aziendale, che nella migliore delle
ipotesi potrebbe finire con un concordato in bianco e l’acquisizione di un
gruppo cinese. A rischio migliaia di posti di lavoro e molte opere in corso
sparse per il mondo, non solo il raddoppio della Perugia-Ancona. Premetto che
io sono ideologicamente contrario a questa infrastruttura, per come è stata
partorita oltre quindici anni fa con l’operazione Quadrilatero s.p.a. Il più
grande imbroglio politico delle Marche dal Dopoguerra. E che, anche
con le problematiche di oggi, si conferma in tutto il suo grande bluff. E, quindi, la vera grande
manifestazione che andrebbe fatta, operai, sindacati, abitanti del territorio, automobilisti
e autotrasportatori, quei pochissimi rappresentanti politici che siano
credibili su questa storia, è quella sotto casa di un ex presidente di regione
di centrosinistra, un ex viceministro ed economista berlusconiano, e un importante
imprenditore marchigiano che, insieme ad altri comprimari, ordirono il progetto
Quadrilatero. Ma stamattina, a manifestare e a bloccare la strada, una
rotatoria soprattutto, nella sperduta frazione di Valtreara a Genga, c’erano questi
lavoratori dignitosi e coraggiosi, una cinquantina tra i molti che invece
stavano comunque lavorando nei cantieri limitrofi, dai dialetti dalle sonorità
estranee a questi luoghi, preoccupati, perché da qui a qualche giorno loro
saranno quelli che pagheranno, per primi e per tutti. C’era un imponente
servizio d’ordine di Polizia, diretto con buon senso ed equilibrio, solidale perché
lavoratori anch’essi. C’era il Sindaco della grande città più vicina con la
fascia tricolore, un amministratore locale con la badante, un’Onorevole dell’area di
governo, alcuni consiglieri e rappresentanti politici territoriali di
centrosinistra, dai volti incupiti, perché anche qui questa parte politica non
se la passa benissimo da qualche tempo. Qualche abitante del posto, incuriosito
dall’avvenimento. E chiaramente, molto circo mediatico. E poi, ho visto quelli
che non c’erano. Non c’erano tutti quelli che nei giorni scorsi, leoni sui
social, inveivano e si indignavano, dopo l’ennesimo incidente lungo questa
strada, resa pericolosa e lenta dai tanti cantieri aperti (una sorta di
Salerno-Reggio Calabria dell’Appennino umbro marchigiano). Perché, da
automobilisti perdono tempo e denaro non potendo sfrecciare velocemente. Che
però ho letto faranno un comitato di indignati nei prossimi giorni, che si
chiamerà “Indecente 76”. E vedendo sui social chi sono, molti conosciuti
personalmente, gli operai su questi “rivoluzionari da salotto dell’autovelox”
potranno certamente farci affidamento… Ho visto quelli che non c’erano (se non
alcuni), ma che avrebbero dovuto esserci: gli abitanti di questo territorio,
che con gli operai ci coabitano da anni, che ne hanno rispetto e gentilezza. Che,
come diceva un anziano di qui ad alcuni di loro durante il presidio, “poi dopo
passate giù a casa che ho infiascato il rosso”. Gli abitanti delle piccole
comunità che questa strada, che oramai bisogna finire per forza, contribuirà ad
isolare e a far spopolare ancora più velocemente. Perché è un tracciato
stradale la cui progettualità, gli amministratori locali, quando hanno avuto la
possibilità di farlo, hanno concertato non facendosi carico dei bisogni degli
abitanti, ma degli interessi dei soliti due o tre imprenditori amici. E, di
conseguenza, è anche un progetto che ha un costo ambientale e paesaggistico
straordinario, molto oltre quello che avrebbe originariamente potuto avere.
Nonostante attraversi un’area protetta come un Parco Regionale. Alla fine, il
presidio-corteo si è sciolto. La politica e le istituzioni sono tornate alle
proprie priorità, e ad altri numerosi impegni. Qui, su questo territorio
appenninico, rimangono, soli come ieri, gli operai e gli abitanti; in mezzo ad
una strada pericolosa, piena di interruzioni da cantiere, a rischio incompiuta,
con le frazioni tagliate fuori dal mondo, e tenute in stato di abbandono dagli
amministratori locali. Grazie ad un progetto politico sbagliato, i cui mandanti
che lo architettarono oltre quindici anni fa, ancor’oggi raccontano la fiaba,
seppur da ruoli differenti, che le grandi strade portano sviluppo e progresso. Con
uno di questi, che pure stamattina, continua a far ironia sui social su quelli
che, essendosi opposti, ed essendo contrari ad alcune scelte, il cui fallimento
è tutto intorno e sopra quella rotatoria a Valtreara, sarebbero i sostenitori
di quella che lui chiama “la decrescita infelice”.