giovedì 2 febbraio 2017

LE FERITE DI SAN SALVATORE

Il terremoto che ha colpito dal 24 agosto l’Appennino, mettendo in ginocchio l’entroterra di quasi quattro province marchigiane su cinque, ha avuto effetti dannosi anche nel territorio di Fabriano, sia su edifici civili, sia sul patrimonio artistico-architettonico religioso. Le scosse che si sono succedute, in uno sciame sismico che sembra non terminare ancora, hanno avuto nel fabrianese un effetto particolare: quello di confermare, qualora ce ne fosse ulteriormente bisogno, lo iato che esiste tra la città (fatta eccezione per una parte molto minoritaria) e l’Appennino che la circonda. In particolare con quella fascia montana che da Borgo Tufico si protende fino ad affacciarsi sulla Vallesina. Come se quella parte di montagna non fosse, dal punto di vista dei confini territoriali, anch’essa Comune di Fabriano. Questo in condizioni normali, e tanto più in situazioni di straordinarietà. Ciò vale per il rapporto con le comunità di persone che vivono e lavorano su quella montagna; un’operosità che è legata all’agricoltura, alla pastorizia, alla cura e manutenzione del patrimonio boschivo. Ma vale anche per un altro aspetto, quello spirituale e religioso. Su quei monti, a Valdicastro, è vissuto ed è morto uno dei Padri della spiritualità occidentale, San Romualdo, le cui spoglie mortali riposano nel centro storico di Fabriano. Un “gigante” della fede, fondatore dell’Ordine Camaldolese. Una narrazione che contribuisce ad alimentare la crescita del cosiddetto “turismo della spiritualità”. La Chiesa di S. Salvatore a Valdicastro, elemento storico ed architettonico originale del complesso abbaziale, rappresenta uno dei segni monumentali ed artistici più rilevanti del territorio. E seppur dal punto di vista immobiliare, è un edificio privato (e il fatto di esserlo, va sottolineato, almeno dal 1988 ha consentito che non divenissero delle vestigia diroccate ed abbandonate in mezzo ad un paesaggio inselvatichito), è tutt’ora consacrata al culto, ed è stato possibile sempre visitarla liberamente grazie alla disponibilità della Coop. “S. Romualdo” che ne è proprietaria, e che ha saputo anche coinvolgere l’associazionismo culturale locale nell’organizzare visite guidate ed eventi. Ma la Chiesa di S. Salvatore è per prima un punto di riferimento sacro per le comunità di persone (tutti cittadini fabrianesi) che vivono in quella parte di Appennino e che ogni 19 giugno, nella festività di S. Romualdo, si riversano in centinaia all’Abbazia per la celebrazione dell’Eucarestia. E dentro la Chiesa è custodita la “Madonna dell’Acqua”, una statua in cartapesta di Maria con in braccio il Bambino, che è legata alla religiosità popolare di quei luoghi (un tempo veniva portata in processione tra le frazioni montane), e che è tutt’oggi oggetto di culto e preghiera per l’intercessione per la buona stagione e la floridità dei raccolti. Ma dal 24 agosto la Chiesa di S. Salvatore è inagibile perché segnata pesantemente da subito dal terremoto che, con le scosse del 26 e 30 ottobre, e del 18 gennaio, ha visto aggravarsi la situazione. Però che questo patrimonio religioso ed architettonico rischi subire danni irreversibili, non sembra essere considerata una priorità da quanti hanno competenza e responsabilità per funzioni previste dalle leggi nel dover metterlo in sicurezza. Infatti la Coop. “S. Romualdo” già dalle prime luci del 24 agosto ha provveduto ad allertare il Comune di Fabriano e i Vigili del Fuoco, scrivendo contestualmente il 31 agosto alla Sovrintendenza secondo le procedure previste dal Ministero. Il sopralluogo dei tecnici del Comune di Fabriano è avvenuto il 12 settembre, con conseguente Ordinanza di inagibilità della sola Chiesa, firmata due giorni dopo dal Sindaco. Successivamente alle scosse di fine ottobre, su richiesta immediata della proprietà, si è svolto dopo diversi giorni un nuovo sopralluogo, Comune e Vigili del Fuoco, che hanno ravvisato la necessità di puntellare parte della struttura, per evitare che il tetto, aggravato ipoteticamente dal peso della neve o da altre scosse, potesse crollare; operazione questa che per norma compete al Comune. Nei primi giorni dell’anno, il 2 gennaio per la precisione, la proprietà, viste le preoccupanti previsioni meteo, ha sollecitato telefonicamente il Comune e la Sovrintendenza, inviando al Comune anche una p.e.c.  in data 5 gennaio; ma a questa non c’è stato nessun riscontro ad oggi da parte del Comune, mentre la Sovrintendenza aveva annunciato un sopralluogo (quello che sarebbe dovuto avvenire già a settembre) tra giorni 15 e 20 gennaio, ma anche la Sovrintendenza non s’è poi più vista e sentita. In quella zona dell’Appennino la scorsa settimana ha fatto oltre due metri di neve, e grazie al lavoro di prevenzione e sgombero delle imprese agricole del posto (compresa la “S. Romualdo”), la strada provinciale è stata sempre percorribile e le frazioni sempre raggiungibili. La Chiesa di S. Salvatore in Valdicastro non è stata ancora messa in sicurezza e puntellata, il tetto fortunatamente ha per ora retto al carico della neve (sicuramente grazie all’intercessione di S. Romualdo). L’Agriturismo e l’attività agricola non hanno subito danni dal terremoto; molti sono stati gli ospiti anche in queste settimane, essendo un punto di riferimento per le famiglie di tutta la Regione. Quello che una Cooperativa agricola quasi del tutto familiare, ha saputo fare in trent’anni su quella parte dell’Appennino, con lavoro duro e grandi sacrifici, in una comunità civile normale, sarebbe un fiore all’occhiello ed un’esperienza da esaltare, come significativa della possibilità di fare in montagna agricoltura biologica e produzioni di qualità, tutelando le biodiversità, valorizzando le peculiarità del territorio, e consentendone la sua manutenzione e cura. Ma tant’è, invece, quest’esperienza, come anche altre in quel pezzetto dell’Appennino, risulta essere vissuta come estranea, se non un fastidio, dalla Fabriano “dentro le mura”. Non consapevole pienamente ancora, che quel modello industriale che ne ha fatto la fortuna del Novecento, è stato sepolto dalla crisi e il miraggio che, con qualche ritocco, possa essere replicabile, è solo una pericolosa illusione. O meglio, per dirla con i versi del poeta Franco Arminio, non si è consapevoli che “il tempo delle merce è finito, sta arrivando il tempo del sacro”. 

Nessun commento:

Posta un commento