Non
me ne voglia lo spirito di Secondo Tranquilli, per la parafrasi irriverente del
titolo di una sua opera; ma l'ho pensata con somma riverenza per lo scrittore
italiano del Novecento, che probabilmente è quello che amo di più.
Tutto è iniziato con un persistente fastidio all'orecchio che mi attanagliava da
settimane.
Immagino
che potesse essere il ripetersi di un disturbo avuto anni fa ma, non volendo
fare il dottore su google, decido di rifare una visita otorinolaringoiatra.
Chiaramente attraverso il servizio sanitario nazionale, fresco di anniversario
del quarantennale.
Quindi
il mio medico di base il 10 giugno mi prepara l'impegnativa. Dopo mezz'ora sono
allo sportello CUP dell'Ospedale di Jesi.
"A
Jesi e Fabriano non c'è posto prima di ottobre, oppure domani qui in ospedale a
pagamento con il dott. Tizio, 105€ - mi informa l'operatrice - oppure il posto
più vicino in termini di data è a Macerata il 19 giugno alle 12."
Mah,
va bene Macerata, mi dico, tanto da quelle parti vado spesso, e metterò insieme
due o tre appuntamenti in zona quel giorno. L'impiegata mi consegna la stampata
della prenotazione, la piego e me ne vado.
Lascio
il foglio in macchina, tanto lo riprendo il 19. Ma la mattina del 19, quando
ripesco il foglio dalla macchina per leggere l'indirizzo dell'ospedale da
mettere sul navigatore, mi accorgo che la mia visita non è a Macerata, ma a
Macerata Feltria, a due ore e passa di macchina, e da tutt'altra parte della
regione, quasi in Romagna. E, vista l'ora, è impossibile che possa essere a
Macerata Feltria per le 12, pur se avesse senso andarci.
Penso
che sono rincoglionito, ma sono altresì sicuro che l'operatrice CUP mi abbia
proposto a voce Macerata, e non Macerata Feltria. E pure sbadato, se avessi
letto prima, anzi subito, il foglio della prenotazione.
Richiamo
il CUP per telefono, per annullare la visita e prenotare nuovamente, spiegando
la situazione, specificando che mi era stata detta Macerata, e dopo aver
premesso che forse avevo frainteso.
"No,
stia tranquillo - mi rassicura l'operatrice telefonica - non è la prima volta
che una collega si sbaglia tra Macerata e Macerata Feltria. Comunque le posso
riprenotare per Senigallia il 26 giugno alle 10".
"Va
bene - le rispondo - comunque le suggerisco di segnalare ai vostri dirigenti di
farvi fare anche un breve corso di geografia regionale... buongiorno".
Lunedì
24 giugno alle 13.47 squilla il cellulare, con prefisso distretto di Pesaro.
"È
il CUP Marche signore - mi viene annunciato - mercoledì 26 la sua visita a
Senigallia è annullata, perché non c'è il medico." "Ma come?! -
adesso mi sto un po' arrabbiando - come faccio, me lo fissate di nuovo, e
quando?"
"A
Senigallia adesso non saprei dirle - riparte lei con gentilezza - ma se vuole
giovedì 27 alle 14.30 c'è posto al distretto di Pesaro, glielo fisso?"
"Si,
lo fissi", rispondo scoraggiato.
Poi,
mercoledì 26, nel pomeriggio penso alla trasferta pesarese. Sono stremato.
Faccio due conti: 31 € di ticket, 10 € autostrada, 20 € ad occhio la benzina,
un'ora e mezzo quasi di macchina ad andare, e altrettanto a tornare. Chiamo il
CUP e sento quanto costa privatamente la visita il giorno dopo all'ospedale di
Fabriano. Ore 16, 105€.
Ringrazio,
ma non prenoto.
Guardo
su google gli otorinolaringoiatri che ci sono tra Jesi e Fabriano, gli studi
privati. Ne prendo uno a Fabriano, che non conosco, e telefono. Fisso
l'appuntamento per giovedì 27, alle 17. Ieri ho fatto la visita. Una visita
oculata e dettagliata di un professionista gentile. Che mi ha fatto diagnosi e prescritto
la cura per 15 gg. E che non mi ha detto, ci rivediamo tra... così mi ridà
un'altra parcella. Ma soltanto grazie e buonasera.
E
la visita privata, fuori dal servizio sanitario nazionale l'ho pagata 70€, poco
più della trasferta a Pesaro, e 35€ in meno della visita in regime privatistico
in un ospedale pubblico.
Ecco,
questa è la punta dell’iceberg dell’organizzazione e gestione della sanità
pubblica marchigiana; conseguenza delle politiche regionali degli ultimi anni.
In cui, devi solo sperare, come si dice, di non star male sul serio. E tutto
questo non ha niente a che vedere con la professionalità e la dedizione del
personale medico e tecnico che lavora nella sanità pubblica. Questo sistema
mortifica anche loro, assassinando a tradimento Ippocrate.
Una
politica di una Giunta che sta smantellando la sanità pubblica e territoriale,
specie nelle aree interne, per consegnarla progressivamente ai privati.
Ciò
non c’entra nulla l’art. 32 della Costituzione Italiana. Non c’entra nulla con
il valore di tutela della salute che mi trasmise tanti anni fa quel vecchio
partigiano, diventato primario, che saliva sul tetto dell’ospedale a
riaccchiappare i “suoi” matti. Non c’entra nulla con l’idea di valorizzazione
delle professionalità mediche, che mi ha testimoniato un amico primario,
talmente scoraggiato da scapparsene in pensione alla prima finestra
previdenziale utile.
Tutto
questo, l’anno prossimo, avrà una certa conseguenza elettorale, ed è anche
giusto che in fondo, sia così. Perché poi, le persone, i marchigiani,
pretendono di essere assistiti e curati come prevede la Costituzione. E ciò,
non si può con sfrontatezza pensare di poterglielo barattare e mistificare con
il sollazzo di un concerto su un prato di montagna.
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