giovedì 7 febbraio 2019

LA STRADA BUONA


Il motore dell’Ape ha un suono che lo riconosci tra tutti. Anche da lontano. Ecco perché quando, nel silenzio spettrale o seducente della Gola (giudizio che dipende dai giorni, a seconda dell’umore con cui mi sono svegliato), passeggiando con il cane, ho sentito quel rumore, l’ho abitudinariamente ricondotto a Natale che, come tutte le mattine, stava andando o rientrando dal fare la spesa con il suo Ape verde. Poi però, girandomi, vedo che l’Ape non curva a gomito piegando un po’ di lato, verso la frazione abitata, ma punta verso dove mi trovo io. E, soprattutto, non è l’Ape verde di Natale, ma un altro Piaggio un po’ più grande, con scritte e disegni colorati sulla carrozzeria. “Sarà uno che va in giro a fare il riparatore tuttofare – mi dico - e s’è sbagliato strada”. E già, perché qui da mesi, con i cantieri della Quadrilatero per il raddoppio della statale, che fanno saltare l’ordinarietà dei navigatori, quelli che si sbagliano sono in tanti: dai turisti, ai camionisti, a quelli che in genere non conoscono la zona, e vengono disorientati dalla segnaletica che, per non farti più capire dove ti trovi, ci mette del proprio. Poi l’Ape di ferma accanto a me; dal finestrino si sporge uno che, un po’ in italiano e un po’ in francese, mi chiede se sta andando bene per Ancona. Gli dico che la strada più avanti è chiusa, che deve tornare indietro, e cercare le tabelle gialle con scritto “Ancona”, e che le trova dopo un paio di chilometri. Questa è la mia informazione oramai di rito quotidiano, verso tutti quelli che finiscono qui in mezzo. Mi guarda smarrito. Scende dall’Ape. Mi dice che le tabelle che dico io le ha viste, ma lui con l’Ape sulla superstrada e dentro la galleria molto lunga, non può andarci. Si, lo so, che non può andarci, perché lo prescrive il codice della strada. Sia che la nuova superstrada sia stata completata in alcuni tratti, sia che risulti una mezza incompiuta interrotta da cantieri fermi da mesi, come è oggi. Mi richiede il perché la strada dove siamo ora sia chiusa, sembra non farsene una ragione. Gli dovrei stare a spiegare che nonostante questa strada l’abbia fatta un Papa nel 1700 per collegare il porto di Ancona alla Flaminia e, di conseguenza, a Roma, ed è stata da quel tempo una strada pubblica, poi nell’Italia Repubblicana, i gestori pubblici, Provincia e Comuni, l’hanno data in uso esclusivo da decenni alle imprese delle cave, che si sono portati via buona parte dei monti di calcare massiccio della Gola della Rossa. E che continueranno a farlo fino al 2048, anno in cui scadono le concessioni estrattive. E che, oggi, per chi vive da queste parti sarebbe una strada fondamentale, per ragioni per primo di sicurezza, ma di riaprirla non interessa proprio a nessuno, perché gli affari veri si fanno con le cosiddette grandi opere; e le cave portano da decenni voti e contributi elettorali. Ma sarebbe troppo lungo raccontargli questo, e molto altro di quello che la politica da decenni combina da queste parti. E lui ha fretta di andare ad Ancona, si vede. Gli ribadisco che la strada è chiusa, e non c’è proprio niente da fare. Allora gli spiego che l’unico modo per andare verso Ancona con l’Ape, è quello di tornare un po’ indietro, e prendere la strada dei monti. Lo vedo sollevato, forse perché non ha idea di cosa lo aspetti. Prende da dentro l’abitacolo un quaderno a quadretti e una penna. E’ pronto per scrivere le indicazioni. Gli dico che deve tornare indietro, fino a dove c’è un grande cantiere stradale. Capisce dov’è, c’è già passato arrivando qui. Da lì deve prendere per Valtreara, le case che si vedono sopra il cantiere. Attraversare l’abitato, e poi dall’unica strada che c’è, iniziare a salire per i tornanti fino a Castelletta. Arrivato su al borgo, iniziare a scendere i tornanti dall’altro versante in direzione Serra S. Quirico. Poi, laggiù, di nuovo arrivato a valle, oltrepassato il fiume e il passaggio a livello, ritrova la vecchia statale, e può arrivare direttamente ad Ancona, senza passare più su superstrade o autostrade. Richiuso il quaderno, mi ringrazia, fiducioso. Non avendo finora dato molto peso alla grafica e alle scritte colorate sull’Ape, gli chiedo se è un turista. Mi risponde che sta facendo un viaggio, e sta andando in Giappone per vedere il mondiale di rugby che ci sarà a settembre. E che è partito da Nizza. Con l’Ape. Allora, ho la sensazione di aver fatto una conoscenza ed un incontro clamorosi. Gli auguro, un po’ disorientato, buon viaggio. Mi ringrazia, ci salutiamo. Mette in moto l’Ape, gira, e riparte. Verso il Giappone. Da Pontechiaradovo di Genga. Tornando verso casa, ripenso a questo incontro; a questo signore mite ed educato. Qui, da queste parti, sono tempi in cui si dibatte, si protesta, ci si indigna, perché la nuova superstrada voluta da decenni dalla politica, non è pronta. La ditta appaltatrice è in concordato bianco, i lavoratori in cassa integrazione o licenziati, i cantieri aperti e abbandonati da mesi, il tracciato che c’è ora è diventato pericolosissimo, con un territorio sventrato nella sua fisionomia paesaggistica e naturalistica. Una situazione che fotografa il fallimento di un’idea di sviluppo e della classe dirigente che l’ha voluto a tutti i costi. In un contesto nazionale, in cui ancora stiamo a discutere su TAV o non TAV, quando la risposta è già storicizzata. E ti arriva lui, questo francese in Ape Piaggio, che da Nizza, senza bisogno di alcuna grande opera, ti dimostra che si può lo stesso arrivare in Giappone. E che, l’unica cosa di cui ha bisogno, lui viaggiatore, come quelli che abitano in questa parte dell’Appennino, è che potesse essere aperta, aggiustata e resa di nuovo pubblica, una strada fatta da un Papa quasi trecento anni fa. E che, soprattutto, un altro mondo è possibile. Quello che chiaramente non vogliono quanti, al bene comune, antepongono la propria saccoccia. Il francese che stasera si imbarcherà dal porto di Ancona con l’Ape per la Croazia, si chiama Jean Jacques Clarasso. Nel retro dell’Ape potete trovare il sito dove seguire il suo viaggio: http://www.rugby-wcjv.fr/. E su Facebook: Rugbyworldcup-jyvais
Ho avuto il privilegio di conoscerlo a Pontechiarodovo di Genga.


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