lunedì 6 novembre 2017

DIETRO LA FACCIA DELLE PERSONE

L'orario, domenica mattina presto, l'età tra i 50 e i 60, lo zainetto minimale di nylon e il sacco a pelo arrotolato inducevano che, a prima vista, lo classificassi come un vagabondo. Poi, più da vicino, sulla piattaforma prospiciente il binario, osservo l'abbigliamento firmato e penso anche che un vagabondo, forse, un Frecciabianca non può permetterselo. Sarà uno di quelli che fanno i Cammini, penso, le caratteristiche a guardarlo bene ci sono tutte. Caso vuole poi che me lo ritrovo nella stessa carrozza, dall'altra parte del corridoio, stesso ordine di posti. Mi metto a leggere il giornale, lui tira fuori lo smartphone, non recentissimo, e chiama. Alla stazione successiva, sale un altro, anche lui borsone vecchio stile tipo palestra, e sacco a pelo. Anche questo oltre i 50.Si conoscono, era questo il tizio a cui aveva telefonato l'altro prima. Si siedono accanto. Parlano di quando saliranno altri che conoscono, di in punto di ritrovo all'arrivo del treno. Parlano di "cambi" che hanno dietro, di viveri, di quanti giorni staranno via. Si, si, mi dico, sono di quelli che fanno i Cammini, tipo la Francigena e l'Appia Antica; dopotutto adesso vanno molto, ieri a Roma hanno presentato al Ministero l' "Atlante dei Cammini". Un giorno lo farò anch'io un Cammino vero, anziché le passeggiate col cane sui monti sopra casa e lungo la Gola della Rossa. Mi rimetto a leggere, per poi passare ai social sullo smartphone. Davanti loro un ragazzo. Il viaggio prosegue. Ad un certo punto comincio a capire che i due hanno fatto conoscenza con il terzo davanti a loro. Parlottano, si fanno domande reciproche, dove vai, che fai, di dove sei...il classico della chiacchiera da treno. Però ad un certo punto c'è qualcosa, dalle parole che ascolto, dai nomi, che mi fanno capire che i due non sono dei camminatori. Si parla di politica, di economia, di banche, di termini nuovi e di nomi che non ho mai sentito; eppure, penso, un po' di quel mondo me ne intendo... Non resisto, dallo smartphone, metto un po' di nomi ed espressioni che ho sentito su Google, e mi esce una situazione inimmaginabile, che mi classifica i due viaggiatori con sacco a pelo. Sono due esponenti del movimento dei forconi e combattono contro "il signoraggio". Vanno a Roma, dove da oggi è previsto un presidio permanente del movimento (forse Montecitorio?), che prevede l'attendamento e che potrebbe durare diversi giorni. E dalle chiacchiere, capisco che i due sono parte di una rete di militanza organizzata, capillare, in cui si conoscono tutti come in setta. Fanno discorsi pacifici, confusi e qualunquisti, come fa una moltitudine di cittadini delusa e stanca della politica e delle Istituzioni. I due, ho capito, hanno una famiglia, un lavoro, i problemi e le aspettative che hanno tanti. Però hanno questa sorte di "doppia vita", uno sliding doors civile e sociale. E mi chiedo, anche un po' turbato, a quale livello sia arrivata l'asticella della politica e del senso dello Stato, e di come si sentano e vivano milioni di persone se, come si dice, "due padri di famiglia", vanno a dormire in tenda in una piazza di Roma, in quanto seguaci di un generale sputtanato, un aspirante golpista che non troverebbe posto neanche sui fumetti delle Sorelle Giussani. Che di mattina si erge ad antisistema e a pranzo siede al ristorante del Senato... Ma, nel mentre ascolto i loro discorsi e rifletto, sullo smarphone l'occhio mi cade su un passaggio di un'intervista rilasciata da un neo eletto segretario provinciale del piddì, che afferma "Noi come Pd siamo una realtà concreta fatta di numeri nomi e cognomi non di idee”. Ecco, appunto. 

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