mercoledì 3 gennaio 2024

PROTEGGERE LA CASA COMUNE *

C’è un tema sottotraccia che attraversa la Laudate Deum di papa Francesco, ed è quello della democrazia. O meglio, la crisi, se non addirittura la fine, delle forme di rappresentanza democratica nate dopo il 1945. La presa d’atto che le governance mondiali e nazionali, non riescono (ma è palese che non vogliono) a fare il necessario per arginare gli effetti della crisi climatica. Basti pensare alle dichiarazioni del presidente della prossima Cop28 a Dubai, Sultan al Jaber: “È fantasia abbandonare frettolosamente la struttura energetica esistente per perseguire gli obiettivi climatici”. Il che significa che la Cop28 è finita ancora prima di iniziare.

La crisi climatica penalizza doppiamente le regioni più povere del pianeta, colpite dai fenomeni estremi innescati dal surriscaldamento terrestre. In cui le povertà di chi perde il già poco che ha per un’alluvione, un incendio, l’innalzamento dei mari, un’intensa siccità, aumentano e si amplificano. Ma di questo la colpa viene scaricata addosso ai poveri. Riferendosi in particolare alla politica negazionista (ad esempio buona parte del governo italiano), amplificata dal main stream, il papa è esplicito:

Come al solito, sembrerebbe che la colpa sia dei poveri. Ma la realtà è che una bassa percentuale più ricca della popolazione mondiale inquina di più rispetto al 50% di quella più povera e che le emissioni pro capite dei Paesi più ricchi sono di molto superiori a quelle dei più poveri (LD 1,9)”.

Papa Francesco demolisce anche un’altra fake news:

“Spesso si dice anche che gli sforzi per mitigare il cambiamento climatico riducendo l’uso di combustibili fossili e sviluppando forme di energia più pulita porteranno a una riduzione dei posti di lavoro. Ciò che sta accadendo è che milioni di persone perdono il lavoro a causa delle varie conseguenze del cambiamento climatico (LD 1,10)”.

Si pensi alla chiusura della Magneti Marelli a Crevalcore, in cui una mera delocalizzazione, viene rivenduta come conseguenza dell’abolizione entro il 2035 della produzione di motori endotermici, stabilita dalla UE. Oppure alle migliaia di aziende agricole italiane chiuse nel 2022 per effetto delle ondate di calore e della siccità.

Le governance politiche nazionali sono dipendenti dalle lobby economiche e finanziarie delle industrie del fossile, e dalle multinazionali dell’agroalimentare. Perché come scrive il papa:

“Purtroppo, la crisi climatica non è propriamente una questione che interessi alle grandi potenze economiche, che si preoccupano di ottenere il massimo profitto al minor costo e nel minor tempo possibili (LD 1,13)”.

Dalla tragedia del Vajont, il 9 ottobre di 60 anni fa, ogni infrastruttura che devasta l’ambiente per alimentare il capitalismo più feroce e l’interesse di pochi, ha bisogno di muoversi nei sottoboschi della politica e delle istituzioni; di sottrarsi a qualsiasi processo democratico e partecipativo che coinvolga le comunità che vivono in quei territori. Uno scempio ambientale è sempre preceduto e accompagnato da uno scempio della democrazia.

Il papa lo evidenzia in un paragrafo magistrale:

“La decadenza etica del potere reale è mascherata dal marketing e dalla falsa informazione, meccanismi utili nelle mani di chi ha maggiori risorse per influenzare l’opinione pubblica attraverso di essi. Con l’aiuto di questi meccanismi, quando si pensa di avviare un progetto con forte impatto ambientale ed elevati effetti inquinanti, gli abitanti della zona vengono illusi parlando del progresso locale che si potrà generare o delle opportunità economiche, occupazionali e di promozione umana che questo comporterà per i loro figli. Ma in realtà manca un vero interesse per il futuro di queste persone, perché non viene detto loro chiaramente che in seguito a tale progetto resteranno una terra devastata, condizioni molto più sfavorevoli per vivere e prosperare, una regione desolata, meno abitabile, senza vita e senza la gioia della convivenza e della speranza; oltre al danno globale che finisce per nuocere a molti altri (LD 2,29)”.

Su questogli esempi potrebbero essere infiniti, ma riferendoci alle Marche, la mia regione, i riferimenti non mancano: il gasdotto appenninico SNAM, la Quadrilatero, gli impianti sciistici sul Monte Acuto, la proliferazione degli allevamenti avicoli Fileni in provincia di Ancona (qui si allevano 5,8 polli per abitante, 150 a Jesi), il permanere della raffineria Api di Falconara Marittima, che proprio in questi giorni festeggia i 90 anni, e che ha fatto del territorio limitrofo una Zona AERCA (area ad elevato rischio di crisi ambientale).

I governi nazionali del pianeta sono sempre di più oligarchici e autoritari, e anche quando si convocano per occuparsi degli effetti della crisi climatica, come in occasione delle COP, si fingono multilateralisti.

“Non giova confondere il multilateralismo con un’autorità mondiale concentrata in una sola persona o in un’ élite con eccessivo potere (LD 2,35)”.

Anche rispetto alla prossima COP28 di Dubai, nell’Esortazione c’è giusto un formale richiamo, quasi rassegnato sul possibile esito.

A proposito della “Casa Comune”, papa Francesco in apertura è perentorio:

“con il passare del tempo, mi rendo conto che non reagiamo abbastanza, poiché il mondo che ci accoglie si sta sgretolando e forse si sta avvicinando a un punto di rottura”.

Non solo il nostro pianeta è malato, stremato per colpa dell’azione dell’uomo, ma anche la rappresentanza democratica è in agonia (specie nell’Occidente), e non ce la può fare più da sola.

“Tutto ciò presuppone che si attui una nuova procedura per il processo decisionale e per la legittimazione di tali decisioni, poiché quella stabilita diversi decenni fa non è sufficiente e non sembra essere efficace. In tale contesto, sono necessari spazi di conversazione, consultazione, arbitrato, risoluzione dei conflitti, supervisione e, in sintesi, una sorta di maggiore “democratizzazione” nella sfera globale, per esprimere e includere le diverse situazioni. Non sarà più utile sostenere istituzioni che preservino i diritti dei più forti senza occuparsi dei diritti di tutti. (LD 3,43)”.

È il tempo in cui le istituzioni devono essere affiancate parallelamente da nuove forme di partecipazione e democrazia dal basso, indipendenti. Queste oggi sono espresse dai movimenti che in ogni angolo del pianeta si battono per la giustizia sociale e climatica, e che proprio nei giorni scorsi si sono trovati tutti a Milano per il World Congress for Climate Justice. Collettivi che trovano nella Laudate Deum piena legittimazione:

“Poniamo finalmente termine all’irresponsabile presa in giro che presenta la questione come solo ambientale, ‘verde’, romantica, spesso ridicolizzata per interessi economici. Ammettiamo finalmente che si tratta di un problema umano e sociale in senso ampio e a vari livelli. Per questo si richiede un coinvolgimento di tutti. Attirano spesso l’attenzione, in occasione delle Conferenze sul clima, le azioni di gruppi detti “radicalizzati”. In realtà, essi occupano un vuoto della società nel suo complesso (LD 2,58)”.

Sono composti perlopiù dalla Generazione Z, che con la scelta della disobbedienza civile nonviolenta, rappresentano una nuova democrazia dal basso. Tutte loro, in una organizzazione interna che è esclusivamente circolare e orizzontale, senza vertici, capi, organi rappresentativi, sono il modello di una nuova democrazia, che la crisi del pianeta candida a sostituire quella tradizionale, oramai inefficace.

Di fronte alla rappresentanza democratica storicizzata, incapace di farsi carico dell’interesse generale dei popoli, e che spaventata dal nuovo proveniente dalle strade agisce reprimendo, paradossalmente un blocco stradale, il lancio di vernice lavabile sulla vetrina di una multinazionale, il boicottaggio di una pompa di benzina, diventano, anziché gesti eversivi, atti democratici autentici.

È anche a loro che il papa fa riferimento:

“la globalizzazione favorisce gli scambi culturali spontanei, una maggiore conoscenza reciproca e modalità di integrazione dei popoli che porteranno a un multilateralismo ‘dal basso’ e non semplicemente deciso dalle élite del potere. Le istanze che emergono dal basso in tutto il mondo, dove persone impegnate dei Paesi più diversi si aiutano e si accompagnano a vicenda, possono riuscire a fare pressione sui fattori di potere. È auspicabile che ciò accada per quanto riguarda la crisi climatica” (LD 3,38).

La Laudate Deum ha una straordinaria valenza spirituale, politica e sociale. Ma, a differenza della Laudato Si’, lascia trasparire un’amara consapevolezza da parte dell’autore. Bergoglio, come Francesco d’Assisi sul quale ha centrato tutto il suo pontificato, in questa società, e per i poteri di questo tempo, è un uomo solo e sul margine. Ma proprio per questo, paradossalmente rappresenta per tutti i messi al margine, che sono la stragrande maggioranza degli abitanti del pianeta, l’unica autorità mondiale credibile a cui far riferimento; anche se non si crede in niente e a nessuno. Di fronte ai cosiddetti leader mondiali, che non rappresentano se non se stessi, e ristrette élite economiche, papa Francesco è il solo leader dell’intera umanità. Con il pianeta Terra, in cui il genere umano, secondo gli scienziati, nel perseverare delle attuali scelte, sta accelerando verso l’estinzione, guidato da personaggi già sconfitti, Francesco è il solo vincitore. Una solitudine, quella nella causa della salvezza del pianeta (e forse non solo in questa), che Bergoglio vive per primo dentro la Chiesa Cattolica:

“Sono costretto a fare queste precisazioni, che possono sembrare ovvie, a causa di certe opinioni sprezzanti e irragionevoli che trovo anche all’interno della Chiesa cattolica… (LD 1,14)”.

 * pubblicato su comune-info.net il 18 ottobre 2023



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