mercoledì 3 gennaio 2024

IL PAESE DEI BALOCCHI *

L’alluvione che il 15 settembre del 2022 ha interessato le province di Pesaro Urbino e Ancona, nel territorio montano dei fiumi Sentino, Misa e Nevola, ha prodotto danni gravissimi, e appena un po’ più a valle, oltre ai danni, 14 morti. Dopo quindici mesi in quei territori ben poco è stato fatto per il ristoro dei danni alle famiglie, alle imprese e per il ripristino delle infrastrutture; gli alvei dei fiumi in alcune zone sono ancora carichi del materiale trascinato dall’acqua. Diverse strade provinciali e comunali, o tratti di esse, non sono tutt’oggi percorribiliNel territorio dei Comuni di Sassoferrato, Serra Sant’Abbondio e Pergola, la furia dell’acqua e del fango ha prodotto gravi conseguenze alla rete stradale. Ma già sul finire dell’inverno 2023, la sola opera infrastrutturale su cui si è immediatamente intervenuti, con anche un forte impegno economico, è stato il tratto di oltre un chilometro, il n. 23, della ex ferrovia Fabriano-Pergola, all’altezza della stazione di Monterosso; dove le conseguenze della catastrofe climatica, hanno spazzato via il binario. Ma in pochi mesi è stato rifatto tutto da capo: ricostruita la massicciata, rimesse le rotaie, sistemati i passaggi a livello, e messo in sicurezza il letto del torrente Sanguerone, che aveva provocato la devastazione. Un intervento a carico di RFI (Rete Ferroviaria Italiana), l’azienda pubblica in forma di società per azioni, il cui contratto di servizio prevede anche che entro la fine di questo anno venga completata l’automazione dei passaggi a livello, 18 in tutto.

La linea di 31 chilometri a binario unico non elettrificato Fabriano-Pergola, segmento di quella che doveva essere fin dall’Italia del Regno la ferrovia Subappenninica, un progetto molto ambizioso che doveva collegare Fano a Civitanova Marche, non solo non venne mai completato, ma la tratta fu definitivamente dismessa nel 2014. Utilizzata negli ultimi periodi da meno di venti passeggeri al giorno, il traffico fu sospeso già dal 13 novembre 2013, a causa di un piccolo dilavamento della massicciata al km 22, provocato dall’esondazione di un ruscello. Ad aprile 2015 vennero rimosse le barriere dei passaggi a livello, rendendo di fatto impossibile il transito di alcun convoglio ferroviario. Per RFI, tuttavia, la linea rimase formalmente attiva, seppur senza traffico. Ad aprile dell’anno successivo venne asfaltato il passaggio a livello che accede alla zona industriale di Melano-Marischio (Fabriano) poco prima di arrivare alla stazione omonima, rendendo di fatto impossibile la circolazione dei treni.

Un errore fu non tanto la chiusura del 2014, non più chiaramente sostenibile a livello commerciale, ma la scelta molti anni prima, delle classi dirigenti regionali di non investire più sul trasporto pubblico locale su rotaia, per rincorrere il “nuovo mito di progresso” dell’asfalto, con progetti come la Quadrilatero s.p.a. pedemontane, terze corsie autostradali, complanari, intervallive, che avrebbero devastato il paesaggio agricolo e naturale marchigiano, specie nell’entroterra.

Sarà per questa spoliazione di un servizio pubblico importante come il treno, che Francesco Baldelli (fratello del deputato di FdI Antonio Baldelli), attuale assessore alle infrastrutture della Regione Marche, e sindaco di Pergola tra il 2009 e il 2019, paese capolinea della tratta ferroviaria, ha fatto del ripristino della linea la sua missione istituzionale. Eletto nel 2020 in Regione con Fratelli d’Italia, che dopo decenni ha scalzato il centrosinistra, appena un anno dopo, nel settembre del 2021, dopo 8 anni ha fatto ripartire il primo treno sulla Fabriano-Pergola.

Solo che non si tratta un treno commerciale passeggeri, a servizio della mobilità sostenibile del territorio, ma un treno turistico a trazione diesel con locomotiva, quattro carrozze d’epoca e una per le biciclette, che periodicamente effettua gite domenicali. Partendo dalla stazione di Ancona, si dirige con al massimo 271 passeggeri a viaggio, alla stazione di Fabriano, per poi percorrere i 31 km fino a Pergola. I turisti potranno scendere nelle diverse fermate previste per visitare paesi e siti storici (Fabriano, Sassoferrato, Bellisio Solfare con la Miniera di Cabernardi e Pergola con i Bronzi Dorati), per tornarsene poi a casa verso Ancona la sera.

Per riattivare la linea, il costo se l’è accollato la Fondazione Fs, nata nel 2013 dai soci fondatori Ferrovie dello Stato, Trenitalia e Rete Ferroviaria Italiana, e presieduta da Mons. Liberio Andreatta (già AD dell’Opera Romana Pellegrinaggi). Con un investimento che ad oggi si è aggira già intorno ai 16 milioni di euro.

Nel 2021 il treno ha effettuato tre viaggi tra settembre e ottobre, e si era riproposto di farne altri venti nel 2022, se non fosse che l’alluvione del 15 settembre ha fatto saltare le corse autunnali e invernali.

Domenica 26 settembre 2021 a Fabriano, “alla stazione c’erano tutti, dal commissario al sagrestano, con gli occhi rossi e il cappello in mano”, per salutare la prima corsa del treno storico della ferrovia Subappennica Italia. Uno schieramento politico bipartisan, dalla destra che era arrivata da un anno al governo della regione, al sindaco di Fabriano dei Cinque Stelle, e a tutti i vari e numerosi amministratori comunali del PD, radicati lungo i 31 km. I 18 passaggi a livello senza più sbarre ed incustoditi, per far passare il treno senza provocare incidenti, erano tutti presidiati dalla polizia locale e dai volontari della protezione civile.

Una eterogenea rappresentanza istituzionale, accomunata, senza alcun ombra di critica, dalla nuova illusione degli ultimi turismo anni: quella dell’industria del turismo. Tutti convinti che possa prendere il posto di uno dei distretti manifatturieri più ricchi d’Italia; in cui la crisi del 2008 ha lasciato capannoni vuoti e migliaia di cassaintegrati, disoccupati, inoccupati.

Questa nuova unità di intenti istituzionale avrà ricordato all’assessore regionale alle Infrastrutture, quando era ancora adolescente, l’epico gesto che si consumò nel suo paese, Pergola, il 17 febbraio 1989, quando il senatore Giorgio Tornati del PCI e il deputato Giuseppe Rubinacci del MSI, parlamentari del territorio, con cazzuola, calce e forati, murarono la stanza della scuola elementare del paese dove erano temporaneamente esposti i Bronzi Dorati di Cartoceto di Pergola, un magnifico reperto archeologico risalente all’epoca romana. Un’iniziativa per impedire alla Sovrintendenza Archeologica delle Marche di riportarli al museo nazionale di Ancona, essendo stati concessi a Pergola solo per un’esposizione temporanea. Riuscita con successo, tanto che ancor oggi i Bronzi Dorati, sono esposti nel piccolo museo locale; Ancona si è dovuta accontentare di una copia che è stata posta sul tetto del Museo Archeologico Nazionale.

Perché poi, al di là delle dialettiche e contrapposizioni politiche nazionali, nei paesi è radicata quella cultura, per cui rispetto all’interesse locale, anche quando questo è il meno nobile e il più particolaristico, si rema comunque tutti dalla stessa parte.

Il ripristino ad uso turistico di una ferrovia dismessa, è una scelta probabilmente forte dal punto di vista delle carriere politiche personali, ma molto debole da un punto di vista razionale, per primo quello economico, perché si ha sempre a che fare con l’utilizzo di denaro pubblico. Infatti la Regione Marche, a seguito di procedura di evidenza pubblica, ha affidato alla Fondazione Fs per il triennio 2022-24 il “Servizio di trasporto ferroviario, a fini turistici, con materiale rotabile storico come definito dalla normativa statale vigente nella tratta ferroviaria Subappennina Italica Fabriano – Pergola”, per un importo complessivo di 1.508.573 €. Tale importo, a seguito dell’alluvione del 2022, che ha sospeso per diversi mesi il servizio, ha condotto ad un rimodulazione negoziata del contratto originario, per attestarsi attualmente a 955.120 € fino a tutto il 2024.

Qualche giorno fa, è uscito trionfante nel mainstream locale, il bilancio dei primi due anni di questa scelta. Fatto non da un soggetto istituzionale, ma dall’agenzia Criluma Viaggi di Ancona, a cui la Regione Marche ha affidato tramite piattaforma elettronica MEPA, la “Promozione turistica sulla ferrovia Ancona-Fabriano-Pergola nell’ambito del progetto Subappennina Italica”, per un importo di 17.300 € nel 2021 e di 142.740 € per il 2022; per il 2023 sull’Albo Pretorio online non risultano al momento atti.

Un rischio d’impresa minimo quindi per questo impresa privata del turismo, considerato anche che i turisti che salgono in carrozza pagano un biglietto, acquistabile sul sito dell’agenzia, il cui prezzo a passeggero, ad esempio, per il prossimo viaggio del 28 gennaio 2024, con partenza da Ancona è di 35€ (27€ da Fabriano); e se si vuole consumare il pranzo a bordo il costo del biglietto sale di 20€.

Nei primi due anni si sono organizzate 19 corse per un totale di 5700 utenti. Se ne vorrebbero organizzare almeno 20 nel prossimo anno. Quindi il bilancio di questa operazione voluta dalla Regione Marche di destra-destra, senza alcun soffio di critica o polemica dell’opposizione politica, ma anzi con il tacito sostegno di quest’ultima, è un po’ meno sbrigativo e semplicistico di quello proposto pubblicamente dall’agenzia di viaggio di Ancona. E racconta un grande impiego di risorse pubbliche, sottratte a servizi essenziali e alla tutela del territorio, per una delle tante operazioni che stanno trasformando i territori delle aree interne in grandi Disneyland a all’aria aperto.

Il treno turistico continuerà indubbiamente a portare passeggeri domenicali in quel territorio, con ricadute insignificanti sull’economia locale, e facendo litigare, come già accade, i sindaci tra loro, che si contendono i viaggiatori per farli scendere nel proprio paese anziché in quello vicino. Ma i visitatori attraversano, più o meno consapevoli o interessati a questo, paesi sempre più spopolati, ogni giorno più difficili da vivere per lo smantellamento di tutti i servizi alla persona: sanitari, scolastici, sociali, trasporto pubblico locale, etc; con sempre meno lavoro, sia di bassa, che di alta scolarizzazione. Un territorio con una percentuale di rischio idrogeologico oltre l’90% secondo i dati Ispra.

Comunque, già dal prossimo anno, i passeggeri della linea turistica Fabriano-Pergola, tra la stazione di Sassoferrato e quella di Monterosso, guardando fuori dai finestrini delle carrozza, potranno “ammirare” il costruendo impianto fotovoltaico di oltre 10 ettari, alle pendici del Monte Strega; un’area protetta dal protocollo “Sic ZPS Natura 2000”, e dentro la fascia di rispetto che la legge fissa per i Beni Storici Tutelati. Un impianto realizzato su terreni agricoli acquisiti da privati, dalla ditta ”Solar Challange 7” di San Benedetto del Tronto, il cui codice ATECO è “installazione di impianti elettrici in edifici o in altre opere di costruzione”. Un’operazione imprenditoriale partita dal 2021 e, stando alle loro dichiarazioni, ad insaputa dell’Amministrazione Comunale di Sassoferrato. La cui Conferenza dei Servizi però, lo scorso 14 dicembre, ha autorizzato all’unanimità la realizzazione dell’impianto.

* pubblicato su comune-info.net il 24 dicembre 2023



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