Il terremoto che ha
colpito dal 24 agosto l’Appennino, mettendo in ginocchio l’entroterra di quasi
quattro province marchigiane su cinque, ha avuto effetti dannosi anche nel
territorio di Fabriano, sia su edifici civili, sia sul patrimonio artistico-architettonico
religioso. Le scosse che si sono succedute, in uno sciame sismico che sembra
non terminare ancora, hanno avuto nel fabrianese un effetto particolare: quello
di confermare, qualora ce ne fosse ulteriormente bisogno, lo iato che esiste
tra la città (fatta eccezione per una parte molto minoritaria) e l’Appennino
che la circonda. In particolare con quella fascia montana che da Borgo Tufico
si protende fino ad affacciarsi sulla Vallesina. Come se quella parte di montagna
non fosse, dal punto di vista dei confini territoriali, anch’essa Comune di
Fabriano. Questo in condizioni normali, e tanto più in situazioni di
straordinarietà. Ciò vale per il rapporto con le comunità di persone che vivono
e lavorano su quella montagna; un’operosità che è legata all’agricoltura, alla
pastorizia, alla cura e manutenzione del patrimonio boschivo. Ma vale anche per
un altro aspetto, quello spirituale e religioso. Su quei monti, a Valdicastro,
è vissuto ed è morto uno dei Padri della spiritualità occidentale, San
Romualdo, le cui spoglie mortali riposano nel centro storico di Fabriano. Un
“gigante” della fede, fondatore dell’Ordine Camaldolese. Una narrazione che
contribuisce ad alimentare la crescita del cosiddetto “turismo della
spiritualità”. La Chiesa di S. Salvatore a Valdicastro, elemento storico ed
architettonico originale del complesso abbaziale, rappresenta uno dei segni
monumentali ed artistici più rilevanti del territorio. E seppur dal punto di
vista immobiliare, è un edificio privato (e il fatto di esserlo, va
sottolineato, almeno dal 1988 ha consentito che non divenissero delle vestigia
diroccate ed abbandonate in mezzo ad un paesaggio inselvatichito), è tutt’ora
consacrata al culto, ed è stato possibile sempre visitarla liberamente grazie
alla disponibilità della Coop. “S. Romualdo” che ne è proprietaria, e che ha
saputo anche coinvolgere l’associazionismo culturale locale nell’organizzare
visite guidate ed eventi. Ma la Chiesa di S. Salvatore è per prima un punto di
riferimento sacro per le comunità di persone (tutti cittadini fabrianesi) che
vivono in quella parte di Appennino e che ogni 19 giugno, nella festività di S.
Romualdo, si riversano in centinaia all’Abbazia per la celebrazione
dell’Eucarestia. E dentro la Chiesa è custodita la “Madonna dell’Acqua”, una
statua in cartapesta di Maria con in braccio il Bambino, che è legata alla
religiosità popolare di quei luoghi (un tempo veniva portata in processione tra
le frazioni montane), e che è tutt’oggi oggetto di culto e preghiera per l’intercessione
per la buona stagione e la floridità dei raccolti. Ma dal 24 agosto la Chiesa
di S. Salvatore è inagibile perché segnata pesantemente da subito dal terremoto
che, con le scosse del 26 e 30 ottobre, e del 18 gennaio, ha visto aggravarsi
la situazione. Però che questo patrimonio religioso ed architettonico rischi
subire danni irreversibili, non sembra essere considerata una priorità da
quanti hanno competenza e responsabilità per funzioni previste dalle leggi nel
dover metterlo in sicurezza. Infatti la Coop. “S. Romualdo” già dalle prime
luci del 24 agosto ha provveduto ad allertare il Comune di Fabriano e i Vigili
del Fuoco, scrivendo contestualmente il 31 agosto alla Sovrintendenza secondo
le procedure previste dal Ministero. Il sopralluogo dei tecnici del Comune di
Fabriano è avvenuto il 12 settembre, con conseguente Ordinanza di inagibilità
della sola Chiesa, firmata due giorni dopo dal Sindaco. Successivamente alle
scosse di fine ottobre, su richiesta immediata della proprietà, si è svolto
dopo diversi giorni un nuovo sopralluogo, Comune e Vigili del Fuoco, che hanno
ravvisato la necessità di puntellare parte della struttura, per evitare che il
tetto, aggravato ipoteticamente dal peso della neve o da altre scosse, potesse
crollare; operazione questa che per norma compete al Comune. Nei primi giorni
dell’anno, il 2 gennaio per la precisione, la proprietà, viste le preoccupanti previsioni
meteo, ha sollecitato telefonicamente il Comune e la Sovrintendenza, inviando al
Comune anche una p.e.c. in data 5
gennaio; ma a questa non c’è stato nessun riscontro ad oggi da parte del
Comune, mentre la Sovrintendenza aveva annunciato un sopralluogo (quello che
sarebbe dovuto avvenire già a settembre) tra giorni 15 e 20 gennaio, ma anche
la Sovrintendenza non s’è poi più vista e sentita. In quella zona
dell’Appennino la scorsa settimana ha fatto oltre due metri di neve, e grazie
al lavoro di prevenzione e sgombero delle imprese agricole del posto (compresa
la “S. Romualdo”), la strada provinciale è stata sempre percorribile e le
frazioni sempre raggiungibili. La Chiesa di S. Salvatore in Valdicastro non è
stata ancora messa in sicurezza e puntellata, il tetto fortunatamente ha per
ora retto al carico della neve (sicuramente grazie all’intercessione di S.
Romualdo). L’Agriturismo e l’attività agricola non hanno subito danni dal
terremoto; molti sono stati gli ospiti anche in queste settimane, essendo un
punto di riferimento per le famiglie di tutta la Regione. Quello che una
Cooperativa agricola quasi del tutto familiare, ha saputo fare in trent’anni su
quella parte dell’Appennino, con lavoro duro e grandi sacrifici, in una
comunità civile normale, sarebbe un fiore all’occhiello ed un’esperienza da
esaltare, come significativa della possibilità di fare in montagna agricoltura
biologica e produzioni di qualità, tutelando le biodiversità, valorizzando le
peculiarità del territorio, e consentendone la sua manutenzione e cura. Ma
tant’è, invece, quest’esperienza, come anche altre in quel pezzetto
dell’Appennino, risulta essere vissuta come estranea, se non un fastidio, dalla
Fabriano “dentro le mura”. Non consapevole pienamente ancora, che quel modello
industriale che ne ha fatto la fortuna del Novecento, è stato sepolto dalla
crisi e il miraggio che, con qualche ritocco, possa essere replicabile, è solo
una pericolosa illusione. O meglio, per dirla con i versi del poeta Franco
Arminio, non si è consapevoli che “il tempo delle merce è finito, sta arrivando
il tempo del sacro”.
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