martedì 2 febbraio 2016

LA SABOTATRICE DELLA PORTA ACCANTO

Giuliana, nome di fantasia, mi racconta il suo costante e sconosciuto impegno quotidiano di lotta solitaria, per far sì che il territorio dove vive sia rispettoso dell’ambiente e del paesaggio, e non più giornaliera preda di interessi economici privati, tutti politicamente e legalmente riconosciuti. Giuliana abita in uno dei “paesi semiabbandonati”, così un masterplan istituzionale sulla riqualificazione turistica, scritto da qualche “docente del nulla” prezzolato e appecoronato, descrive la piccola comunità dove vive questa gentile signora; uno che probabilmente lì non c’è mai stato, perché se ci fosse capitato anche solo per aver sbagliato strada, avrebbe visto che ci sono più di dieci case, e tutte abitate, da vecchi, adulti, giovani e pure un neonato. Giuliana mi racconta quindici anni di piccole azioni di sabotaggio, diurne e notturne, che ha compiuto contro un gruppo industriale molto potente, quelli che quando c’è la campagna elettorale la busta con i soldi per un contributo in nero, l’allungano, per non sbagliarsi, a tutti, destra, centro e sinistra, e che da decenni sta scempiando il paesaggio di quella valle. Mi racconta delle denunce, degli esposti fatti alla magistratura, delle telefonate alle forze dell'ordine, delle minacce personali ricevute da persone che l’hanno aspettata la sera sotto casa. Mi racconta del sindaco di quel paese, di sinistra, che anni fa la convocò nel suo ufficio in Comune e, facendogli educatamente presente che il suo spirito civico stava rompendo i coglioni, gli offrì un posto di lavoro sicuro in cambio del suo ritorno a tempo pieno alle faccende domestiche e familiari. Mi racconta un sacco di cose che non conoscevo su “quella storia lì”, snocciola atti, cifre. E’ un fiume in piena Giuliana, non volendo ho liberato i suoi argini. Racconta con passione, con ritrovata volontà ed entusiasmo di poter rinvigorire la sua decennale battaglia. Eppure Giuliana era per me finora una riservata signora borghese, che ha il suo lavoro, una bella famiglia, e la passione filantropica per gli animali. Non saprei collocarla politicamente, non glielo chiedo e neanche mi interessa. Mi piace il civismo che la anima, il senso di democrazia e di giustizia che percepisco dai suoi racconti, il fatto che misuri la vita e il mondo che la circonda non con i soldi, cosa che potrebbe certamente permettersi, ma con alcuni valori irrinunciabili, con l’idea che ci sono cose non barattibili, non compromissibili, perché sono di tutti, perché sono beni comuni; che ci sono cose e persone che, sorprendentemente, il potere non riesce a comprare. Quante signore Giuliana ci sono intorno a noi? Che in virtù di quello che ritengono ingiusto non solo per sé, ma per tutti, disobbediscono, sabotano? Sabotare, parola antica, ribelle, anarchica, partigiana. E Costituzionale, come ha sentenziato qualche mese fa la giurisprudenza. Persone consapevoli che la loro solitaria battaglia non sortirà grandi risultati, anzi; però la fanno e basta, perché è per primo un’affermazione dei propri diritti, un onorare la propria coscienza. Che non si scoraggiano, che non si impauriscono. C’è bisogno di farle emergere queste persone, di scoprirle e farle conoscere, incontrare tra loro. Di creare un’occasione, una scintilla, perché la loro solitudine diventi comunità e di conseguenza Politica. Quella Politica di cui la politica ha il terrore, perché non riconosce capi, liturgie, non obbedisce, perché pensa, perché sovvertisce, anche con un semplice volantino. Non servono partiti, contenitori, convescìon. Serve semplicemente attenzione. Per l’altro, l’uno per l’altro. Un nuovo umanesimo. Reti di civismo che si prendono cura di ciò che hanno accanto e di chi hanno accanto. Autosufficienti da ogni forma di rappresentanza delegata. Solo lungo questa strada ci sarà più democrazia e meno dolore. 

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