Gentile candidata, gentile
candidato,
invertendo una prassi
consolidata, stavolta la tradizionale lettera elettorale gliela la scrivo prima
io. Le anticipo, volendola da subito rassicurare, che non troverà a seguire lamentele
e proteste, o la solita “lista della spesa”. E ce ne sarebbero, sapesse, di
cose da scrivere.
Ma non è il mio modo di
vedere le cose, né tantomeno il mio stile. Ho molta storia alle spalle e, come
può immaginare, in diversi millenni, ne ho viste di tutti i colori. Grazie a
me, senza voler essere ingeneroso con altri, si è davvero fatta l’Italia.
Immagino che nel prossimo
mese potrebbe venire da queste parti; e ciò rappresenterebbe un fatto
indubbiamente positivo. Avrà modo di rendersi conto direttamente, se finora non
ne ha avuto occasione, di quale davvero sia la realtà.
Negli anni, sono stato ripetutamente
al centro dell’attenzione della politica; soprattutto quella parlata e dei
convegni. Ma anche di interessi particolari, dei quali la politica spesso si è
fatta interprete e complice. Pensava di guidare i processi, di controllare, ma
poi ha sempre lasciato fare. Ho pagato un prezzo alto in tante scelte fatte,
che meglio definirei subite; riportando ferite che non sono rimarginabili. Sono
state tutte, se non generate direttamente, quantomeno legittimate dalla
politica. Che pretendeva di conoscere i problemi, di avere le soluzioni
migliori per il mio futuro, di decidere cosa fosse giusto fare. E questo
atteggiamento sbagliato, persevera ancora oggi e, almeno in questo, mi permetta
di suggerirle un netto cambio di passo.
Non sarebbe onesto da
parte mia, non riconoscere che talvolta le iniziative prese, fossero anche animate
da buone intenzioni. Ma il limite, alla fine, che ne ha sempre decretato la
parzialità della riuscita, se non il fallimento, era quello di essere state
pensate in stanze troppo lontane da qui, con la conseguenza di una grande
superficialità delle scelte individuate. Altre invece, erano espressamente la
risposta a bisogni e diritti che non erano i miei, anzi contrastavano
fortemente con la mia natura ed identità. Si dichiarava di fare un favore a me,
ma in realtà si facevano favori ad altri. E il prezzo di questo, di volta in
volta, lo pagavo io.
Adesso, come avrà modo di
vedere, sto abbastanza malmesso. La mia situazione, per usare un’espressione
cara alla politica, potrebbe definirsi di estrema precarietà. Ciclicamente, c’è
stato sempre chi per me, a suo dire, aveva sempre la soluzione efficace,
risolutiva. Ma io, ogni volta, vedevo solo il prefigurarsi di un aggravamento
della mia condizione.
E ciò perché, nel passato
come oggi, venivo sempre estromesso da qualsiasi processo partecipativo e
decisionale.
Anche in questi tempi
recenti, parlate di me, parlate per me, ma non sapete niente di me.
Penso che, se vogliamo
provare per una volta ad essere onesti l’uno con l’altro, dobbiamo avere il
coraggio di tirare una riga. Punto e a capo. E ripartire.
Guardando dal basso e non
più dall’alto. Da qui, e non da altrove. Dall’io al noi. Se si chinerà un poco,
è scomodo e faticoso lo so, e guarderà da terra, vedrà che molte azioni che i politici
hanno sempre pensato essere giuste, in realtà non servivano; anzi sono state dannose.
O meglio, servivano ad altri, ma non a me.
Lo so, nella campagna
elettorale si va di fretta, si corre da un appuntamento all’altro. Toccata e
fuga. Qualche stretta di mano, la foto di rito, e via.
Le chiederei invece, di spendere
un po’ più del suo tempo se passerà da queste parti; potrebbe arrivare anche ad
orari insoliti, rispetto alla ritualità degli incontri elettorali. E quando
sarà qui, osservi; anzi, impari a guardare. Lo faccia da fermo o camminando a
piedi; dal vetro della macchina molte cose fondamentali le sfuggirebbero.
Ascolti. Le anticipo che potrebbe trovarsi di fronte a molte situazioni
dolorose, si prepari.
Non faccia promesse, però.
Nel tempo, qui si sono promessi già tutto. Non prenda impegni particolari,
perché non è detto che lei poi, a prescindere dalla sua volontà, riesca a mantenerli.
Come sa meglio di me, poi le questioni, in altre sedi, quando è il momento, non
dipendono solo da lei. Ci sono anche gli altri. E, tra questi, anche quelli che
intenderanno usare, per i loro interessi, la sua buona volontà.
A me basterebbe una sola
cosa, su cui potremmo stringere un patto. Che lei tenga fede, sempre, nella sua
auspicabile futura attività di eletto, a due articoli della Costituzione
Italiana. L’articolo 3 e l’articolo 9. Se sarà capace di declinare ogni sua
azione, proposta, secondo quello che c’è scritto lì, vedrà che ne trarrò vantaggio
anche io.
Soprattutto se quegli
articoli, rappresenteranno per lei, in ogni momento, il limite sotto il quale,
non ci potrà essere nessuna mediazione o compromesso. Se così sarà, sono fiducioso
che stavolta potrebbe davvero aprirsi davvero una nuova stagione.
La aspetto nelle prossime
settimane. Io resto fermo al mio posto. Potrebbe capitare, come è già capitato
molte volte, che io debba muovermi all’improvviso. Ma è per pochissimo tempo. Poi
mi riposiziono di nuovo.
Per cui, alla fine se non
ci incontreremo, sarà perché le priorità della sua agenda politica, la
porteranno ad andare da altre parti e a preferire altri incontri.
In bocca al lupo (io posso
dirlo consapevolmente) per la sua campagna elettorale.
Cordialmente, Appennino
Italiano.