Bene. Si è conclusa la seconda edizione di
Risorgimarche. Dico la mia, in conseguenza del fatto che i 350.000 € che la
Regione Marche ha speso per il festival quest'anno (quasi il doppio dell'anno
precedente), sono anche frutto della mia partecipazione di cittadino al gettito
fiscale regionale. Spero sinceramente che ci sia una terza edizione del
festival e che si ripeta negli anni. Perché comunque consentire alle persone di
vivere esperienze in mezzo alla natura, e di conoscere luoghi che, come si
dice, seppur "ad un tiro di schioppo da casa" non avevano mai visto,
è un fatto positivo. Meglio sdraiati in un prato assolato, che raggelati dai
condizionatori in un parco commerciale. Sono anche convinto che i luoghi in cui
si sono trovate nel complesso oltre centomila persone, abbiano indotto tutti ad
un grande rispetto, e a comportamenti rigorosi. La montagna è una dimensione
educante, sempre. Ho l'auspicio però, che gli organizzatori sappiano per il
futuro trovare maggior equilibrio tra la scelta delle location proposte, il
pubblico potenziale che potrebbe affluirvi, e la fragilità ambientale di alcuni
luoghi. Chi ha partecipato con entusiasmo e ha trovato significativa l'esperienza,
deve esserne soddisfatto. Ha preso parte ad un evento di massa. Non di
comunità, quelle sono altro. Se volete vedere cosa sia una comunità che si
ritrova, venite tra due domeniche alla "Sagra de lu fegatello" a
Morro di Camerino. Però, almeno, si abbia l'onestà di non vendere una cosa per
quella che non è. Non è un festival originale, ma la scopiazzatura di
un'esperienza, di ben altra qualità artistica, che il più grande violoncellista
vivente, Mario Brunello, da anni, e con ben altre caratteristiche, propone
sulle Dolomiti. Non è un festival che promuove l'imprenditoria agricola locale,
tanto che, dopo che nella prima edizione, in cui questo aspetto è stato
affidato a due stake holders
monopolistici dell'agroalimentare regionale, che hanno diviso in "figli e
figliastri" i piccoli produttori locali, nella edizione di quest'anno
quest'aspetto è stato subito accantonato. Non è un festival che muove dal
basso, ma nasce dal Palazzo, dall'astuta intuizione di una classe dirigente,
che l'ha inizialmente pensato per primo come "distrazione" da
altro. Nelle Marche chi fa arte, musica e teatro dal basso, con
professionalità e competenze riconosciute in tutta Italia, sono ben altri, e
tutto l'anno. E sono quelli che, di anno in anno, si arrabattano per portare
nelle proprie comunità progetti culturali che hanno come fine esclusivo la
crescita civile delle persone, e non la vendita di un prodotto turistico. Ma
hanno il limite di essere estromessi dal cerchio magico della politica
culturale istituzionale. E il fatto che Risorgimarche sia gratis, perché
totalmente assistito, è un insulto a cantanti, musicisti, artisti, operatori
marchigiani, che per 12 mesi sputano sangue per mettere assieme il pranzo e la
cena, o far studiare i figli. E soprattutto, la si smetta di mischiare questo
evento culturale con il terremoto, e con la solidarietà alle popolazioni
colpite. Tutto questo, con la situazione, dopo due anni, delle comunità
lacerate che stanno nel cratere, che vivono nelle SAE, o che stanno lontano in
CAS, o ancora a pensione sul mare, non c'entra niente. Sono altre le esperienze
culturali che in questi mesi, sono state veramente solidali, perché vicine e in
ascolto delle persone. Quelle di chi (Furgoncinema) è andato a fare il cinema
nelle piazze dei centri sbriciolati o nei villaggi SAE, radunando gli abitanti,
o di chi (Liricostruiamo) su un furgone in quei luoghi c'ha messo in scena
un'opera lirica; o dell'orchestra di 70 giovani di tutta Europa di Igor Coretti
e Paolo Rumiz, che da due estati vivono, lavorano e suonano, per una settimana
a Camerino, grazie all'Università. E del regista Sandro Baldoni, che il suo
film "La botta grossa", nonostante l'encomio dell'Istituto Italiano
di Cultura a Parigi, e dopo che le Film Commission di Marche e Umbria hanno chiuso
le porte per produrlo, sta girando in queste serate estive a far vedere la sua
opera agli abitanti delle frazioni di Norcia. E il progetto "Futuro
Infinito", che ha ricevuto la donazione di migliaia di libri, ma non
riesce a renderli consultabili a Visso, per insensibilità varie. E altre
ancora, sconosciute ai più e non foraggiate da nessuno. E poi basta con la
santificazione in vita del direttore artistico, che è generoso, ha molti
meriti, ma del quale ho anche letto messaggi di risposta poco pazienti a
persone terremotate, che gli chiedevano di passare qualche ora tra quelli che
provavano a ristabilire una quotidianità nelle località colpite. E lasciamo
pure perdere con gli artisti così generosi che vengono gratis. Di Erri De Luca,
quando a macerie ancora fumanti di polvere, venne e soggiornò in una tenda ad
Arquata del Tronto, per aiutare i ragazzi di lì a elaborare lutti e dramma, si
seppe dopo che era ripartito; non gli si organizzò alla scopo un festival della
letteratura per averlo. Ecco, fate ancora Risorgimarche, perché piace e
perché è un buon prodotto turistico, ma lasciate stare altri discorsi, a
partire dal terremoto e dai terremotati. Il terremoto è una tragedia. Di
terremoto si muore; e di terremoto si continua ad ammalarsi e morire anche
dopo, lo certificano i dati degli ambiti socio-sanitari. Ed utilizzarlo come un
brand turistico, da parte di un élite
regionale a corto di idee e azioni, non si è eticamente molto diversi dagli
imprenditori sciacalli che si telefonano alle tre e quaranta di mattina. E chi
sostiene questo, non è un rosicone, un hater
(odiatore) come è stato etichettato; anzi, ora al contrario sarebbe un
"buonista". Ma è una persona libera, autonoma, che pensa, scrive,
dice. Al pari di quelli che hanno invaso i prati d'altura delle Marche. Siamo
tolleranti, ci sta bene tutto, ma almeno abbiate l'umiltà di non prenderci per
il culo.