La Commissione ministeriale preposta o magari un algoritmo, ha avuto l'idea, qualche giorno fa, di inserire tra le tracce dello scritto di italiano della maturità, un tema dal titolo "Disastri e Ricostruzione", da svolgere sotto forma di saggio breve o di articolo giornalistico; non oltre le cinque colonne di protocollo scritte a metà. Prova di scrittura stimolata da tre documenti, due articoli di giornale in cui si richiamano il bombardamento di Montecassino e il sisma del 2016, l'alluvione di Firenze, e un brano del Principe di Machiavelli. La prima cosa che mi è venuta in mente è, che ai tempi della mia maturità, 29 anni fa, arrivare alle cinque colonne era un record da medaglia olimpica, uno sforzo leonino di scrittura e fantasia che solo pochi arditi erano in grado di raggiungere... Mentre ora viene fissata l'asticella del "non oltre". Dall'idea che mi sono fatto, leggendo qua e là, è che la pensata della Commissione/algoritmo, non ha avuto grande riscontro tra i maturandi. Dopotutto, perché uno studente che vive lungo lo Stivale, dovrebbe cimentarsi su tale tema: il terremoto del 2016 l'ha visto per pochi giorni in televisione o su internet quando c'erano i morti, dell'alluvione di Firenze dubito che vi sia cenno nei programmi di storia, il Machiavelli "due palle", figuriamoci poi per il bombardamento di Montecassino. E perché poi invece, uno studente terremotato nel 2016, dovrebbe fare oggetto pubblico ad una commissione di estranei di quello che vissuto, se malcelatamente fosse questo stato un obiettivo? Pensate che sia facile parlare di che cosa sia visceralmente la paura, il terrore, non ritrovarsi in pochi minuti più niente di ciò rappresentavano quotidianità e normalità, di cosa rappresenti dover vivere da dieci mesi in una casa in affitto in un'altra città, o in un albergo, in un bungalow sulla costa e, per non pochi, non ritrovarsi più magari neanche la scuola. Ti piacerebbe, Commissione/algoritmo, sapere invece cosa uno di questi studenti possa provare a vedere le facce opache dei propri genitori, senza più casa e lavoro, o gli occhi spenti allucinati dei nonni, parcheggiati in una panchina sul lungomare a gennaio, che aspettano solo che faccia di nuovo notte e poi giorno, e poi di nuovo notte... Ma invece, non te lo dirà mai, perché sono cose indicibili, e ti commenta la poesia del Caproni. Forse, Commissione/algoritmo, avresti più avuto successo se anziché due passaggi di articoli di giornale e il Machiavelli, avessi messo semplicemente un verso di una poesia Alvaro Mutis, in cui si parla di "elementi del disastro", la Preghiera di Maqroll il Gabbiere. Ma tu, Commissione/algoritmo, che cazzo ne sai di chi è Alvaro Mutis, grande poeta e scrittore colombiano scomparso quattro anni fa, che l'unica sfiga è stata per lui quella di essere contemporaneo di Marquez, ma a cui per poetica e genio, non era di certo secondo...E si, perché mica è vero che determinate sciagure e loro conseguenze postume, sono esclusiva colpa della natura cattiva? Gli elementi del disastro, secondo Mutis, sono gli uomini, quelli che determinano "le leggi del branco" con le loro decisioni, scelte, azioni, interessi. E allora forse, su questa traccia avrebbero potuto cimentarsi sia gli studenti dentro il cratere, che quelli fuori. Perché sanno magari che se costruisci a cazzo in zona sismica, il terremoto ti rovescia sopra tutto; che se fai passare una pedemontana sopra un giacimento naturale di gas, forse potrebbero esserci dei problemi di sicurezza; che se un territorio lo devasti con insediamenti antropici ed attività economiche impattanti e lo rendi più vulnerabile, è quindi più probabile che una pioggia torrenziale si porti via tutto; che se potentati russi ed italiani debbono far passare centinaia di chilometri di gasdotto lungo l'Appennino, meno gente che ci vive e che rompe i coglioni c'è lì, meglio è; che se...tanto altro. Ma tutto questo ha degli "elementi del disastro", che noi e i maturandi conosciamo, stanno anche dalle nostre parti, hanno avuto ed hanno responsabilità, e sarebbe davvero sconveniente che dei temi scolastici della maturità, atti pubblici, possano solo lasciare intendere, neanche necessariamente fare i nomi. Ma la Ricostruzione, quella vera, materiale e morale, passa attraverso l'accantonamento definitivo degli "elementi del disastro", che stanno sempre lì pronti a riproporsi anche con nuove sembianze. E questo, oggi, molti studenti lo sanno, è molto più veloce e più semplice essere informati. E intendono magari non occuparsene in un tema, ma in altre forme partecipative e democratiche. Perché qualcuno di loro si sente già, seppur giovane, "servo disobbediente alle leggi del branco". Come Enzo, Gilberto, Francesca, Emamuele, Daniele, Rachele, Agostino, Claudia, e tante e tanti altri, che da dieci mesi o da tutta la vita, "viaggiano in direzione ostinata contraria". Sul tema, per ora, meglio Caproni.
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