"Il lupo perde il pelo ma non il vizio". Mai, come in
questo caso, espressione popolare si rivela essere più efficace, per dare il
senso di ciò che sta accadendo nel 21° anno di vita del Parco. Il 21 novembre,
la III Commissione Consiliare in Regione, ha avviato l'iter sulla proposta di
legge, la 167/17, firmata dai Consiglieri Giancarli, Biancani, Giacinti e
Micucci (tutti del PD), ad oggetto: "Gestione del Parco Naturale della
Gola della Rossa e di Frasassi". Tre asciutti articoli, in cui si propone
di sottrarre la gestione istituzionale ed amministrativa del Parco all'Unione
Montana, per demandarla ad un non precisato organismo che deciderà la Giunta
Regionale. Per l'anniversario di istituzione del Parco, ci si aspettava ben
altro dai legislatori regionali, come ad esempio: la revisione della legge
istitutiva del '97, che superasse quei compromessi al ribasso della politica di
allora con i cavatori, i cacciatori ed altri soggetti economici ed
imprenditoriali, che portarono alla nascita di un'area protetta “zoppa”; un
ampliamento dei confini, valutando l'opportunità di una estensione di questi
fino alla zona della Riserva del Canfaito; l’attribuzione di risorse in più,
che potessero essere finalizzate alla tutela del territorio protetto. E invece,
niente di tutto questo. Al contrario, si propone una legge che toglie la
gestione del Parco agli Enti Locali e, conseguentemente, anche ad un maggior
controllo dei cittadini, ed un diretto contatto con le comunità, per
consegnarla nelle mani di un "organismo", emanazione fiduciaria della
Giunta Regionale. E ciò, non è un semplicistico artificio amministrativo, ma è
un’ulteriore lesione al valore della democrazia elettiva e rappresentativa.
Verrebbe spontaneo chiedere ai Consiglieri Regionali ("quattro",
sinistro ed eversivo numero, rievocativo del periodo post maoista), come mai solo
ora tale iniziativa, anziché negli anni precedenti, in cui alla guida della
Municipalità fabrianese e dell'Ente Montano, si sono avvicendati sempre amministratori
della stessa cultura politica dei legislatori regionali proponenti. I “bene
informati”, quelli del bar dello sport del paesello, luogo delle verità al pari
del confessionale, raccontano che verso la fine di settembre, i vertici del PD
territoriale e regionale si siano riuniti a Sassoferrato, per capire come far
fronte al fatto che, dopo più o meno vent'anni, seppur sotto sigle diverse,
alla guida dell'Unione Montana e del Parco, a seguito delle elezioni a
Fabriano, per la prima volta, ci fossero da giugno amministratori di una parte
politica molto avversa alla loro. Sempre in quel bar, tra un campari e un
frizzantino, gli stessi raccontano anche che, a seguito di quella riunione, si
siano fatte pressioni sul Sindaco di Sassoferrato, un galantuomo, perché si
dimettesse da neo Presidente dell’Unione Montana, facendo decadere tutte le
cariche. E, guarda il caso, la proposta di legge dei Consiglieri Regionali del
PD, viene depositata agli atti il 10 novembre e, con una celerità inusuale, il
22 è già in commissione. La scaltrezza politica di qualcuno, ha partorito la soluzione:
una legge che toglierà del tutto la gestione del Parco al territorio, per
ricondurla ad una discrezionalità di scelta politica regionale. La motivazione
ufficiale, riportata nella scheda allegata all'articolato legislativo è che,
siccome i Comuni di Genga ed Arcevia, pur stando territorialmente all'interno
del Parco, non fanno parte dell'Unione Montana, tanto vale allora
centralizzarne ad Ancona la gestione. Come se non fosse vero, che è proprio la criticata
modalità di gestione del Parco che, negli anni passati, ha indotto il Comune di
Genga a non entrare nell'Unione Montana a guida PD. E se fossi il Sindaco di
Genga, convocherei ora d’urgenza il Consiglio Comunale, per deliberare l’ingresso
nell’Unione Montana. Come se non fosse vero che il Comune di Arcevia, pur
essendo un attore importante dell'Area Interna pilota dell'Appennino
anconetano/pesarese, non abbia storicamente preferito guardare sempre verso la
valle del Misa ed il mare; tanto che è di qualche giorno fa l'annuncio che
Arcevia entrerà a far parte non dell'Unione Montana, ma della costituenda
Unione dei Comuni della Valle del Misa, Senigallia compresa. In tutto questo,
il Sindaco pentastellato di Fabriano, accortosi del trappolone, grida
giustamente allo scandalo e organizza la barricata. Ma sbaglia, almeno nel
linguaggio, nell’impostare la battaglia. In un post del 17 novembre, scrive:
"il PD vuole toglierci il controllo del Parco", lasciando intendere
un assalto alla sua parte politica. Con l'operazione congegnata da Giancarli e
dagli altri tre, per me, che dei giochini politici mi interessa assai poco (avendone
anche visti di migliori), non si toglie il Parco agli amministratori cinquestelle,
ma lo si toglie alla vicinanza e relazione con i cittadini e le comunità che
nel parco abitano e vivono; sottraendone la gestione basata sulla relazione
democratica eletto/elettore, per consegnarla ad una fiduciaria ed esclusiva,
priva di connessioni e relazioni con il territorio. In cui il criterio sarà la ricollocazione
di una qualche "riserva" della politica regionale o territoriale. Un
po' alla stregua della legge sui Parchi Nazionali, che ha recentemente
approvato il Parlamento. E se vuole vincere questa battaglia, il Sindaco di
Fabriano dovrà saper uscire dai confini della sua storia politica, e saper
includere tutte quelle esperienze, risorse e storie, a cui stanno a cuore il
rispetto delle pratiche democratiche e partecipative, la tutela dell'ambiente e
la valorizzazione del paesaggio. Senza timore che culture diverse, nel fare un
tratto di strada assieme, possano contaminare l'originalità della sua parte
politica. E se non sarà così, ma al contrario sarà uno scontro tutto politico
tra partiti, la battaglia sarà perduta. E si darà il privilegio a quattro
Consiglieri Regionali, che negli anni scorsi inveivano, da militanti politici,
contro le cosiddette leggi ad personam,
di fregiarsi di essere i primi ad aver proposto e fatto approvare, una vera e
propria legge contra personam.
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