E’
curioso che la Strada Clementina, fatta costruire nel 1733 dal Papa-Re Clemente
XII, come allora moderna infrastruttura pubblica per collegare il porto di
Ancona a Roma (si innestava infatti alla Flaminia a nord di Nocera Umbra), sia
stata di fatto privatizzata da anni dai Sindaci dell’Italia Repubblicana.
Infatti, quelli di una certa età oramai, ricorderanno che prima della
realizzazione della superstrada tra Ancona e Fabriano, per raggiungere la Città
della Carta si passava lungo la Gola della Rossa, attraversando le frazioni del
Comune di Genga di Pontechiaradovo, Falcioni, Camponocecchio, Gattuccio e Valtreara,
e lambendo, dall’altra parte dell’Esino, la due frazioni di Palombare e
Mogiano. Con la realizzazione, qualche decennio fa, della Superstrada e del
tracciato in galleria, quel suggestivo percorso stradale, è stato progressivamente
abbandonato dal traffico ordinario, ed utilizzato solo dai mezzi pesanti delle
imprese di attività estrattive, concessionarie dei bacini di escavazione del
Monte Murano. Tanto che, ad un certo punto, la Clementina, riconosciuta
originariamente come Statale, è stata declassata prima a provinciale, e poi a
comunale. Così, negli anni, il Comune di Serra S. Quirico, che nel 2009 ha
rinnovato la concessione di estrazione ai privati fino al 2048, ha pensato bene
di darla in uso esclusivo alle imprese delle cave, in cambio del prendersi
carico, da parte di queste ultime, degli aspetti manutentivi del tracciato
viario. Il risultato è che alla fine, Comune e imprese, la manutenzione della
strada e della Gola, non l’hanno mai fatta (nonostante un progetto esecutivo
presentato qualche anno fa dalle imprese interessate al Comune, che lo approvò,
ma poi misteriosamente scomparso); anzi, l’hanno sbarrata sia a monte, verso
Fabriano, che a valle, verso Jesi. Ciò a seguito di un’Ordinanza Sindacale di
chiusura totale (la n. 9 del 24.02.2010, mai modificata o revocata), che vieta
l’accesso alla strada a qualsiasi essere vivente che non sia dotato di ali per
il suo sorvolo… La strada però è rimasta percorribile fino al 2013, più o meno
clandestinamente, quando si trovavano le sbarre aperte per via del transito dei
mezzi pesanti che accedevano ai cantieri di estrazione. Chi sapeva ed era del
posto, considerata l’assenza di qualsiasi controllo, ci passava. Poi, in
conseguenza della piena straordinaria dell’Esino del novembre 2013, un tratto
di carreggiata di circa 30 metri, è parzialmente franato. Ricordo che un
pomeriggio di quell’autunno 2013, il fiume allagò la superstrada e la galleria
“Colle Saluccio”, isolando il fabrianese dalla Vallesina, e per circa 24 ore il
traffico da Fabriano verso Ancona fu deviato straordinariamente lungo la
Clementina. Da anni quindi, paradossalmente, il divieto di accesso e transito,
per quanto riguarda pedoni, ciclisti e climber, viene quotidianamente
disatteso. Non si capisce quindi, ad esempio, come da qualche anno il Comune di
Serra S. Quirico consenta, peraltro da Ente Patrocinante l’evento, lo
svolgimento di una manifestazione internazionale di arrampicata sportiva
all’interno della strada interdetta a chiunque. Inoltre, il 14 maggio 2016,
lungo la strada, in prossimità del fronte di cava di Serra S. Quirico, sono
franati massi molto grandi che, ad oggi, nessuno ha rimosso, né il Comune di
Serra S. Quirico, né le imprese delle cave. Uno stato di progressivo e concreto
abbandono, a fare da contraltare alle più volte ascoltate promesse di
ripristino della strada. Nel febbraio 2016, è nato un Comitato dal nome
“Riprendiamocilastrada”, che dopo un lungo silenzio, ha rimesso al centro la
necessità riaprirla e renderla pubblica. Un Comitato di abitanti, cittadini, Associazioni,
che annovera, tra le centinaia di firmatari, anche l’attuale Sindaco di
Fabriano e Vicepresidente dell’Unione Montana, Gabriele Santarelli. La
Clementina, al di là del valore storico e paesaggistico, è tornata in questi
ultimi mesi ad essere strategica, più che in passato, per gli abitanti delle
frazioni di Genga che si vedono costretti, per andare verso Jesi, a tornare
indietro verso Valtreara ed imboccare la nuova superstrada della
Quadrilatero-Anas (la galleria di oltre 3 km); cosa che, praticamente, comporta
circa venti minuti in più per trovarsi lungo la Vallesina. Ma ad impiegarci questo
tempo, oltre i cittadini di queste zone, per primo per recarsi quotidianamente al
lavoro, potrebbero essere anche eventuali mezzi di soccorso, chiamati a raggiungere
le quattro frazioni penalizzate (Falcioni, Pontechiaradovo, Palombare e
Mogiano); sempre che trovino aperto il passaggio a livello di Pontechiaradovo,
che nell’arco delle 24 ore, è chiuso circa per 7 ore al giorno. Due frazioni in
particolare, Palombare e Mogiano, in caso di qualsivoglia emergenza, si
ritroverebbero ad essere di fatto isolate e non raggiungibili, non potendo
contare sull’accesso o fuga veloci in direzione Vallesina, che restituirebbe
loro la Clementina riaperta. C’è da evidenziare poi che, con il nuovo assetto
viario del raddoppio della SS 76, i mezzi inferiori a 150 cc (motorini, apetti,
biciclette) non possono già da adesso andarci secondo quanto previsto dal
Codice della Strada. E una persona che dispone solo di questi mezzi, come fa?
E’ pur vero che ci sono sempre dei sentieri di montagna percorribili per andare
verso Jesi… Ma anche per raggiungere Fabriano, si è costretti a passare
esclusivamente per Collegiglioni. Per questo nei giorni scorsi, gli abitanti delle
frazioni, esasperati, hanno scritto al Prefetto, richiamando il civico valore e
diritto alla sicurezza, affinché il tratto della Clementina chiuso, venga
riaperto, messo in sicurezza, e destinato al traffico locale, perché le persone
che vivono da queste parti, possano avere piena agibilità di spostarsi, sia
nell’ordinario, sia nell’emergenza. Farlo ora, contestualmente ai lavori della
Quadrilatero in quella zona, significherebbe a detta del buon senso, anche una
razionalizzazione dei costi. C’è da affrontare, è pur vero, la questione della
sicurezza delle pareti rocciose, ma oggi ci sono tecniche di messa in sicurezza
efficaci e durature; basti vedere il pregevole intervento, che le Ferrovie
hanno fatto con le reti, sulle pareti sovrastanti il binario a Pontechiaradovo.
E ci sarebbero già anche, nel cassetto del Comune di Serra S. Quirico, 250.000
euro che la Regione nel dicembre 2016 ha assegnato all’Amministrazione per la
messa in sicurezza della Gola della Rossa, e che, ad oggi, non risultano dagli atti
amministrativi, né da cantieri in evidenza, essere stati impegnati. Nessuno
vuole che la Clementina sia di nuovo oggetto di traffico sfrenato; anzi, gli
abitanti per primi, sono d’accordo che un tratto della carreggiata possa essere
ciclopedonabile, e che magari nei giorni festivi si possano prevedere fasce orarie
di chiusura, fatta eccezione per i mezzi di soccorso, per favorire
escursionisti ed amanti della natura. E siccome siamo nel XXI secolo, ci sono
accorgimenti tali che possono contemplare tali differenti esigenze. Ma i
diritti, anche se di poco meno di settanta cittadini, per primi quelli alla
sicurezza e alla salute, devono tornare ad essere prioritari per quanti hanno
la responsabilità della vita pubblica; altrimenti tutte le riflessioni che da
anni si fanno nei convegni e nei tavoli istituzionali sul valore delle comunità
locali, sulle politiche per le Aree Interne, sullo spopolamento, si riveleranno
quello che già, purtroppo, in molti pensano essere. Cioè delle chiacchiere.
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