Qui,
come altrove, i turisti non servono a niente. Qui c’è bisogno di nuovi abitanti,
di qualche panchina per i vecchi e di un altalena per i sei bambini. Qui c’è
bisogno di censire i ruderi, metterli in sicurezza o demolirli, di rendere di
nuovo abitabili case dismesse da anni. Qui c’è bisogno della metanizzazione e
della banda larga, anziché della superstrada. Qui c’è bisogno che le macchine
rispettino il limite dei trenta chilometri orari, che quelli che passano in
bicicletta non buttino fialette, bottigliette, incarti per terra, che gli
escursionisti e i climbers pensino che non stanno in una parco divertimenti all’aperto,
ma in luoghi che sono di tutti, comprese le bestie. Qui c’è bisogno che se fa un
po’ di neve, oltre a scansarla si butti anche il sale o il breccino, perché alle
quattro c’è chi si sveglia per andare al lavoro. Qui, come altrove, i turisti
non servono. Perché il turismo è un’industria. E come tale non può essere “slow” o “responsabile”. Perché l’attività
industriale ha bisogno di consumare risorse naturali e materie prime, sennò non
produce. E qui, l’industria ha già consumato molto; e molto di più di quello
che ha prodotto. Qui anche la politica non serve a niente. Perché ha pensato e pensa solo ai turisti, ma non agli abitanti. Qui, come altrove, i turisti non servono. Qui servono i
viaggiatori e i villeggianti. Quelli che si chiedono dove saranno migrati i caprioli
scacciati dal bosco dalle ruspe dei cantieri stradali. Quelli che si chiedono,
quando ritornano d’estate, se sarà ancora vivo il vecchio che viveva accanto
casa dei loro nonni. Qui, come altrove, serve nuovo umanesimo. I turisti sono
disumani. Sono quelli che calpestano i fiori delle lenticchie di Castelluccio,
che parcheggiano le macchine sui prati per sentire un concerto, che si fanno un
selfie sulle macerie dei terremoti, che toccano con le dita un quadro in un
museo e le stalagmiti di una grotta, che entrano in un luogo sacro vestiti per
la spiaggia, che vanno nel Canal Grande su una nave da crociera. Sono anche quelli
che, imperturbabili, fanno acquagym sul bagnasciuga, davanti ad una nave carica di
migranti a cui viene negato l’accesso al porto. Sulla battigia, la disumanità.
In mezzo al mare, l’umanità. Quella di cui c’è bisogno anche qui.
Nessun commento:
Posta un commento