lunedì 1 gennaio 2024

RITRATTO DI REGIONE DA UN AFFACCIO *

 Qual'è il ritratto delle Marche che si sono affacciate a questo nuovo anno?

Di una Regione di neanche un milione e mezzo di abitanti, da anni in crisi, come si dice, "di sistema"; e che dal 2008, anno del crack platenatrio della Lehman Brothers, ha iniziato inesorabilmente una caduta a livello economico, industriale, sociale e civile; e della quale non si percepisce ancora la frenata d'arresto.

Le Marche "provate" da terremoti, alluvioni, e dal ribaltone di un sistema politico-istituzionale; che l'hanno portate ad essere governate da Fratelli D'Italia, dopo decenni di democristianesimo: prima "merloniano", poi prodiano-ulivista, infine piddino a trazione pesarese.

Una Regione costretta, nel corso degli anni passati, a fare i conti con il fasciorazzismo assassino di Mancini a Fermo nel 2016, e poi con il fascioleghismo stragista di Traini a Macerata nel 2018.

Una Regione in cui, dati Istat alla mano, solo nel biennio 2020-21, circa 15.000 abitanti under 40 hanno scelto di andarsene via: 9000 fuori Regione e 6000 all'Estero. Più dell'1% della popolazione si è trasferito altrove; una cittadina grande come Urbino, "betlemme" di uno dei "Signori del Rinascimento", Federico da Montefeltro, che si "delocalizza" di progressivamente da un'altra parte.

Che Marche sono quelle che, "sedendo e mirando" dal balcone leopardiano del Colle dell'Infinito, è possibile scorgere in queste prime settimane del 2023? Qual'è il segno prevalente? Non quello orografico di una tavola di Tullio Pericoli, ma quello civile?

Forse quelle del reportage di Report sulla Fileni, l'azienda padronale di un vecchio ragazzo di bottega di un'officina meccanica, che negli anni è diventato uno degli imperatori d'Italia dei polli?

O quelle dei tanti cittadini senza etichette e bandiere, che ad Ancona vanno al Porto ad accogliere i migranti che arrivano con le navi ong, volendo testimoniare che questa è una terra accogliente e solidale? Che niente hanno a spartire con l'aria politica che da due anni tira nel palazzo della Regione, sovrastante il porto dorico, e ne tantomeno con quella ancor più gelida e nera che ha iniziato a soffiare in Italia dal 26 Settembre 2022.

Oppure, quelle ancora dei ragazzi marchigiani dei movimenti per la giustizia climatica: da quelli di Friday for Future, ad Ultima Generazione, fino ai cattolici del Movimento Laudato Sì? Che, da parents, come si definiscono tra loro le diverse organizzazioni, si ritrovano sotto il Tribunale del Capoluogo di Regione per esprimere solidarietà al giovane attivista di Ultima Generazione, Simone Ficicchia, per il quale si chiesto a Milano un provvedimento esemplare per le sue azioni di disobbedienza civile nonviolenta.

Quali sono le Marche vere, reali, di questo inizio Gennaio 2023? Le prime, quelle del servizio di Report, o le altre? Tutte, o nessuna allo stesso tempo?

Quelle di Fileni sono le Marche di sempre, del modello marchigiano e dei distretti, del metalmezzadro che diventa "im-prenditore". Quelle che conta "la saccoccia", della genialità intraprendente e al tempo stesso spregiudicata.

Quelle che il "bene comune" è per primo quello "del padrò", legato alla politica che comanda; anzi, che spesso lui stesso comanda e dirige, come se fosse la sua azienda. In cui deputati e senatori del territorio, consiglieri regionali e sindaci, rendono conto, ancor prima che alla sede del proprio partito, alla bottega del "padrò". Le Marche dei dipendenti zitti e muti, intimiditi e ricattati, tacitati con il "bonus-spesa pandemia" o con la cena aziendale a Natale. La Regione in cui, pur di fare business, si ha sfregio continuo dell'ambiente, del paesaggio, dei piani regolatori (chè tanto poi si telefona al Sindaco e arriva la variante).

Quelle dei cittadini che appendono dalla corniche dorica lo striscione "Welcome Refugees", aspettando l'attracco dell'Ocean Viking e della Geo Barents, sono le Marche che rappresentano le radici ed il presente di una terra prevalentemente di donne e uomini accoglienti, solidali. Ma i marchigiani, dopo decenni di rassicurante sottomissione democristiana, di delusioni ed imbarazzi progressisti e piddini, e soprattutto di perdita di un diffuso benessere economico e sociale, hanno avuto, ed hanno, ancora paura. Qui, il fallimento di Banca Marche, e del suo "sistema" politico e dirigenziale, condannato a 42 anni totali di reclusione, ha fatto tremare più dei terremoti.

E di conseguenza, la virata a destra diffusa in tutta la Regione, è soprattutto la la risultanza dell'aver voluto dare una "punizione" ad una classe dirigente democratica e progressista compromessa e sottomessa, incapace di dirigere queste terre con rigore, visione e radicalità. Chiusa alla società, reticente nel mettere in campo un cambiamento.

Ed infine le Marche dei ragazzə, ma anche di qualche adulto di generazioni più mature. Di quellə che hanno capito che il futuro, il loro per primo, è appeso al filo del cambiamento climatico, e alle conseguenze delle catastrofi naturali che arriveranno. Un processo scientificamente e cronologicamente segnato, che riguarda non solo il ghiacciaio Thwaites dell'Antartide e l'Amazzonia, i popoli del Sahel o quelli del sud-est asiatico; ma anche le valli marchigiane travolte dall'alluvione dello scorso Settembre (con i suoi 12 morti ed ancora una dispersa), le città costiere in overbooking demografico e in superfetazione urbanistica e cementizia, e le greggi e le colture di un appennino senza più neve d'inverno, e senza più acqua d'estate.

Sono i ragazzə che spalano il fango nella Senigallia inondata dell'acqua del Misa, mentre i padri ed i nonni, nelle stesse ore, come in un remake di sliding doors, continuano a fare l'aperitivo lungomare come se niente fosse successo. Gli stessi giovanə, che in sabato mattina di Settembre, a scuola da poco iniziata, quel fango l'hanno portato fin sotto il portone della Regione, tirandolo sulla vetrata e sui muri, come una secchiata di rabbia per quelle morti drammatiche ed inconcepibili, e per quei danni evitabili, se negli anni si avesse avuto cura del territorio, anziche spremerlo come un limone.

Sono i giovanə anconetani, che ricordano alla propria Sindaca, quella premiata anni fa come "la migliore del Mondo", che al porto storico della città, anziché farci attraccare le enormi cruise da crociera, bisogna al contrario consentire ai cittadini di poter pedalarci in bicicletta; e che anzichè spendere 400.000 per le luminarie di Natale, sarebbe meglio deliberare per istituire l'Area Marina Protetta del Conero.

Sono gli adolescentə pesaresi del Movimento internazionale Laudato Si, ispirato all'Enciclica di Papa Francesco, che recuperano una vecchia area abbandonata vicino la loro parrocchia, per trasformarla in un parco ed in uno spazio di nuova socialità della periferia pesarese.

Tutti movimenti ed esperienze, che oltre alla specifica missione per la giustizia climatica e per la cura della Casa Comune, pongono alle generazioni adulte, alla politica ed alle istituzioni, un forte campanello d'allarme democratico.

Perchè in fondo, dietro ad ogni lesione del paesaggio naturale, c'è per prima, enorme, una questione di violazione del valore e della funzione della democrazia; un perseguito restringimento della partecipazione democratica nella formazione delle scelte, e della condivisione trasparente delle informazioni.

Si, in fondo, raccontare i territori, per primo quello in cui si abita, significa in questo nuovo anno, scegliere di dare spazio e voce a questa generazione senza capi, con più autonomia dai padri, e soprattutto senza "padrini".

Il resto, in questo territorio abitato da neanche un terzo della della città di Roma, è meglio iniziare a non raccontarlo più. Rinunciando anche al diritto, ed allo sfogo, alla "denuncia"; spesso neanche raccolta "da chi di dovere".

Sperando che, piano piano, la fiamma si spenga da sola.

* testo per "Raccontare i territori", progetto di Comune-info - 15 gennaio2023





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